Sudafrica..storia di un incontro

Ho appena finito di leggere il libro “Good Morning, Mr. Mandela“, di Zelda la Grange, sua segretaria, assistente, braccio destro, nonchè amica.  E’ un libro secondo me bellissimo, perchè parla della vita di questa grande persona vista con gli occhi di chi a tutti gli effetti era divenuta la sua ombra. Parla dei problemi del Sud Africa, dell’apharteid, di come “Madiba” abbia cambiato prima il modo di pensare e poi, di conseguenza, la vita dell’autrice. Racconta della bontà, della generosità, della disponibilità e della forza interiore di chi, dopo 27 anni di prigionia, ha saputo rispondere all’odio con l’amore ponendo le basi per la libertà dell’intero paese. Parla dell’uomo innamorato perso della vita e dei colori, in un modo così viscerale da provocare “un’epidemia multicolor” in una popolazione che fino al momento della sua scarcerazione, era stata capace solamente di vedere il colore bianco..la nascita della Nazione Arcobaleno, si deve alla reazione a catena di cui Nelson Mandela è stato sia innesco che carburante. A volte basta davvero un incontro per stravolgerci..un paio di occhi, delle mani segnate da anni di lavoro, una mente brillante.. non possiamo mai sapere, quanto la storia della persona che abbiamo di fronte sia in grado di mescolarsi alla nostra.

Uno degli incontri più belli che io e la mia amica abbiamo avuto la fortuna di fare, e che difficilmente scorderemo, è stato proprio in Sudafrica. Eravamo sulla strada che ci avrebbe condotti al Kruger National Park, quando ci fermiamo al Blyde River Canyon, il terzo più grande del mondo, rispettivamente dopo il Grand Canyon in U.S.A. ed il Fish River Canyon in Namibia. Scendiamo dal pullman e via, più veloci di Usain Bolt, partiamo di corsa per ammirare quella meraviglia: WOW, GUARDALI’ e GUARDALA’ a palla, quando, improvvisamente iniziamo a sentirci osservate. Ci voltiamo e  scopriamo di essere circondate da alcune scolaresche in gita al Canyon.

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Blyde River Canyon

 

Inizialmente questi bambini, fieri ed orgogliosi nella loro bella uniforme blu, ci guardavano cercando di non dare nell’occhio per non farsi scoprire, fin quando non arriva il primo contatto.

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La maestra si avvicina chiedendomi di poter guardare il panorama attraverso la mia macchina fotografica, giusto il tempo di passargliela e scambiare qualche parola che questi bimbi lasciano perdere il contesto ed iniziano a fissarci. Chissà che bestie strane dobbiamo essere sembrate..due ragazze (io poi..bianca fantasmino con i capelli ribelli stile goku) in maglietta e pantaloncini, con queste strane cose che fanno click appese al collo, che zampettano da una parte all’altra come se ospitassero una corsa ad ostacoli di tarantole sulla schiena. E’ bastato un attimo per far sbocciare un sorriso.. Non esistevano più nè il cielo azzurro nè la profondità del canyon, figurarsi le maestre che provavano a tenerli a bada o il nostro accompagnatore, di cui parlerò dopo, che tentava di fare altrettanto con noi.

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Eravamo al terzo canyon più grande al mondo, mica una buchetta qualsiasi fatta con paletta e secchiello, ed esistevamo solo noi due e questo gruppetto di scolari..occhi negli occhi fin quando non chiediamo il permesso di fargli una foto. In un nanosecondo sti bambini si moltiplicano ed iniziano a saltarsi addosso l’uno sull’altro, per catturare la nostra attenzione e partecipare tutti al “gioco della foto”. A questo punto ecco entrare in scena il ganzino della situazione, perchè posto che vai ganzino che trovi, che con aria un po’ sbruffoncella, indicando il bambino accanto a lui, dice che vorrebbe taaanto farsi una foto insieme noi. Piccino.. lui timidissimo, con le spalline tutte tirate in avanti ed i piedi quasi piantati in terra, in quel momento avrebbe solo voluto diventare un albero da tanto era imbarazzato. Noi non ce lo facciamo ripetere due volte ed immediatamente  gli chiediamo se davvero ne avesse voglia, mentre gli amici prendendolo in giro lo spingono dalla nostra parte. A questo punto..chi ce la fa la foto?? Ovviamente il ganzino, che non si aspettava assolutamente di essere coinvolto nella situazione da lui creata. Quando la mia amica gli passa la macchina fotografica, lui inizia a guardarla come se gli stesse porgendo una navicella spaziale, e chissà, magari per lui lo era davvero..una macchina fotografica, per noi è più che scontata ma per lui? E se non l’avesse davvero mai vista?

Troppo spesso ci scordiamo di essere nati nella parte fortunata del mondo. Insomma, sto bimbo prende sta macchinetta e pietrificato se la porta agli occhi, in un misto tra terrore, eccitazione ed incredulità.. Ha fatto giusto un paio di foto e poi immediatamente ce l’ha restituita..ma appena l’ha spostata dal viso, ci ha regalato un sorrisone a 479 denti, pari solo a quello del suo amico che nel frattempo era ancora in posa tra noi due.

Ma, non esistono solo incontri belli, ci sono anche quelli brutti..e l’accompagnatore del nostro gruppo, è stato senz’altro uno di questi. Da buon vecchio afrikaner dei tempi d’oro (..anzi, a prescindere dall’afrikaner o meno, secondo me lui è proprio una testa di merda, vittima della sindrome del cervello bacato, punto!) per tutto il tempo in cui siamo stati insieme, non ha fatto altro che denigrare gli africani in genere..per qualsiasi cosa dall’intelligenza alla bellezza. Fondamentalmente, stringi stringi, il motivo principale di tanto “disprezzo” è dato dal fatto che gli autoctoni non sono come lui..E PER LORO FORTUNA!! L’apice dello schifo l’abbiamo raggiunto sempre nella giornata dell’incontro con i bambini.. però durante la sosta precedente alla God’s Window.. (Altro posto decisamente spettacolare).

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God’s Window

 

Appena fuori dal punto di osservazione, c’era un mercatino artigianale con prodotti locali..collanine, braccialetti, ecc.. Noi, abbiamo fatto i nostri acquisti, pagando tranquillamente il prezzo che ci era stato richiesto; il resto del gruppo stava facendo altrettanto, fin quando non è intervenuto lui.

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E com’è intervenuto? facilitando la comunicazione? aiutando con la lingua? saaaa chiedendo la commissione!! Per ogni acquisto che i nostri compagni hanno fatto, lui è passato a mano tesa pretendendo ora un ciondolino, ora una statuina; alle volte addirittura oggetti più grandi e costosi dell’acquisto stesso. E’ stato un momento talmente tanto amaro e vile che ad oggi, ogni volta che ne riparliamo, il gesto istintivo che ne nasce è quello di storcere la bocca. Schifoso!

Magra consolazione ma almeno, questo episodio è avvenuto prima di quello con i bambini così, ci siamo potute rifare la bocca nel corso della giornata. Quel momento, così carico di sensazioni e catturato in una foto così quasi per caso, continua ad emozionarmi ogni volta che poso gli occhi su quell’immagine.

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Scolaresca in divisa al Blyde River Canyon

In quella quindicina di giorni sparsi tra il Sudafrica, lo Zimbabwe ed il Botswana, osservando le persone ho capito una cosa.. Noi siamo certamente più fortunati, ma loro sono decisamente più felici. Dovremmo imparare una lezione dalla loro storia, io in primis.

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Tramonto durante un safari al Chobe National Park in Botswana

 

Ad oggi, per aver potuto vivere questa esperienza, visitato questi posti, visto quegli animali, essermi emozionata sotto un’autostrada lattea (perchè “via” non rende sufficientemente bene l’idea) ed aver lasciato il mio cuore di fronte a quei tramonti, devo continuare a ringraziare la mia amichetta, per aver così tanto insistito a fare questo splendido ed unico viaggio.

 

 


15 risposte a "Sudafrica..storia di un incontro"

  1. Che meraviglia. Sono stata anche io in Sudafrica. Meraviglioso paese, con tanta strada da fare, ma che ha regalato al mondo Madiba, che ci ha dato tante lezioni di vita. Avrei voluto avere più tempo per scoprire questo paese come merita

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      1. È un luogo triste, forse perché per me Mandela è stato un uomo così grande, che ha subito ferite così profonde e ingiuste che non te lo spieghi come è stato possibile. Ho avuto la fortuna di sentire parlare guide bianche e guide di colore, c’è ancora un abisso da colmare, eppure la gente è unica, i paesaggi mozzafiato, gli animali qualcosa di pazzesco. Troppo bello

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      2. Inizialmente non ero convintissima di questo viaggio, ma non ci sono volute nemmeno 24h perché mi innamorassi del Sudafrica.. continuo ancora a sognare quei tramonti e quelle stelle..

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      3. E i ghepardi, io ho visto anche il leopardo. Ora vorrei tanto andare in Namibia, tra qualche anno magari, prima ho in mente altri viaggi

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      4. Nooo io il leopardo no… per i ghepardi siamo scesi pure dalla jeep per raggiungerli a piedi. anche noi vogliamo andare in Namibia, è assolutamente in lista! Per quest’anno abbiamo optato per l’islanda

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  2. Bellissimo post 😉
    Non sono mai stata in Africa ed il viaggio in Sud Africa è stato per un periodo il mio chiodo fisso, ma per un motivo o un altro è sempre stato rimandato..
    Per quanto riguarda il comportamento della guida afrikaner, credo che rispecchi purtroppo il problema che ancora oggi affligge questo meraviglioso paese nonostante la fine del regime Apartheid..
    Speriamo che in futuro non molto lontano le diverse popolazioni di questa nazione riescano ad apprezzarsi reciprocamente..anche se ne dubito.

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    1. Grazie mille 🙂 Ti dico la verità, ce n’è voluta per convincermi, non so il perchè ma all’inizio ero davvero molto scettica. Poi la mia migliore amica scelse il Sudafrica come regalo di laurea, a me sarebbe dispiaciuto non far parte di quest’avventura.. e così sono andata! Non smetterò MAI di ringraziarla.. è un viaggio che ti riempie il cuore di tutto..di sorrisi, persone, colori, tramonti e animali. La guida..ti giuro, forse è stata la persona più piccola e misera che abbia mai trovato nella mia vita. Hai ragione, speriamo che si riesca ad arrivare ad avere un unico popolo.

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