Che cosa ci vuole a fare una ricerca su internet e poi scrivere un itinerario? Ed a mettere un segno su una guida oppure una X accanto al nome di una città? Niente di più semplice ed eccitante, mentre stai progettando un viaggio. Una volta rientrato a casa, quella ricerca, quel segno e quella X, si trasformano in puntine da mettere nel planisfero
che inesorabilmente assumono tutto un altro significato: i nomi delle città da sequenza di lettere diventano storie, a volte d’amore altre no, che passano dal virtuale della guida al realtà dei tuoi occhi; anche le strade con i loro numeri di riconoscimento diventano un visualizzatore di ricordi capaci di evocare flashback a tratti mistici.
Quando consigliamo un itinerario a qualcuno è come se consegnassimo una tela bianca che magicamente, chilometro dopo chilometro e città dopo città, prenderà la forma delle cose viste, dei profumi sentiti e dei sapori assaggiati, insomma si impregnerà delle situazioni che questo qualcuno vivrà, allo stesso modo in cui la stessa tela del mio percorso, a sua volta, si era intrisa delle mie esperienze.
Ogni volta che scrivo di un tour fatto mi tornano alla mente i ricordi di quando la nostra, più che una macchina sembrava una pallina rimbalzina, impazzita, che faceva la spola tra paesini, point of view, castelli, cascate e campi di grano. Torno a fischiettare i motivi delle canzoni che passavano alla radio, ho il sentore del calore del sole sulla pelle, sorrido per il nervosismo provato nei giorni di pioggia e risento il profumo dei fiori che entrava in macchina attraverso i finestrini spalancati.
Ok, queste si chiamano visioni, ma sono giustificata perché a causarle è stata una cosa veramente stupefacente: la scoperta di un angolino id mondo che ancora non conoscevo.
Ovviamente, questi frame che a me aprono il cassettino dei ricordi, agli altri appaiono come un nome su una cartina con il potenziale, ammaliante o meno, che Instagram ha da offrire; così ho deciso di provare a rendere un po’ più personali questi On the Road, riscrivendoli utilizzando, questa volta, solamente immagini (minimo una – massimo tre…o anche 7 o 9, a seconda del mio insindacabile volere) ed aneddoti riesumati, appositamente per l’occasione, dai miei taccuini di viaggio.
Questa scelta di far vedere i viaggi attraverso i miei occhi mi ha fatto venire a mente le cartoline, le quali sono la perfetta icona del binomio immagine-pensiero; così, questa rivisitazione prenderà il nome di: Cartoline d’itinerario.
Ci sarà anche un hashtag dedicato, #cartolineditinerario, che utilizzerò ogni volta che dal cassettino dei ricordi ne uscirà uno capace di farmi sorridere ed emozionare. Ehm un po’ di moderazione perdindirindina, proprio ogni volta no altrimenti passerei la vita postando foto di viaggi passati.
Ovviamente questi saranno una serie di post work in progress, che riguarderanno sia viaggi già fatti che, spero, da fare…quindi non posso che augurarmi di aver la possibilità di scriverne almeno altri 100 di questi itinerari.
Ok…il termine cartoline mi è stato suggerito, toh guarda le coincidenze, proprio mentre eravamo in macchina, in coda, di ritorno da una mini-gita.
Che bella idea che hai avuto Marghe! Ogni tanto il traffico serve a partorire lampi di genio ^_^
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😊 grazie.. è si, mentre ero bloccata i miei due neuroni hanno iniziato a scontrarsi e sbatti ora sbatti dopo è arrivata l’idea 😂😂😂
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Idea bellissima, Marghe! Un’ottima opportunità per raccontare un viaggio del passato, soffermandosi magari su un episodio o su un aneddoto. Non vedo l’ora di leggere il primo post 🙂
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😊 grazie mille 😊
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ma che bello! brava!
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Evvivaaaaaaaaa 🙂
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😉
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Bello! Non vedo l’ora di vedere queste cartoline d’itinerario allora 🙂
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🙂 Grazie mille
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Idea fantastica che appoggio pienamente! adoro queste cose 🙂
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🙂 Grazie mille 🙂
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