Le (mie) 11 Regole del perfetto On the Road:

Io non so voi, ma non appena le giornate iniziano ad allungare per me è subito primavera, anzi estate perchè ormai come ben sappiamo, le mezze stagioni non ci sono più. E va da sè che, come nel caso di donna-danno, chi dice estate dice viaggio, o almeno per me fino ad ora è stato così! E nel corso di questi anni un pochino ho girellato, quel tanto che basta per farmi prendere definitivamente coscienza di essere una On the Road dipendente. Oh, ognuno ha le sue dipendenze, le mie sono: liquirizie, crostate di fragole e gli OtR! Sono talmente nel trip del trip che ogni volta che in superstrada l’insegna luminosa avverte della presenza di “Men on the road” mi immagino scene tipo: lui, il mio principe azzurro vestito d’arancio,

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fermo al centro della corsia, io che inchiodo ad un palmo dal suo menisco, scendo dalla macchina, ryban nei ryban, sguardi d’intesa, ed happy ending alla Graceland Wedding Chapel di Las Vegas.

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Di questo grande film d’ammore, esiste anche un bellissimo album fotografico, sì quello fatto dall’autovelox, con tanto di flash per prendermi meglio.  Autovelox, non fermerete il mio romanticismo! #scattirubati!

Divagazione romantica a parte, dicevo che per On the Road intendo quelli in cui sono io, o al massimo chi è con me, a salire in macchina, allacciare le cinture dare gas e via, partenza verso nuove strade, nuovi panorami, nuove curve, insomma verso nuove avventure. Ad oggi IL VIAGGIO, quello vero, quello amato nel modo in cui si può amare solamente un bomboloncino alla crema appena sfornato nella migliore pasticceria della città, è stato quello “Alla conquista del West“,

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che per riassumerne la trama posso dire: giovani ragazze che si alzano al mattino chiedendosi “che facciamo oggi?”, comprano un biglietto per San Francisco, vivono 20 giorni in un sogno chiamato “grandi parchi americani” e alla fine fanno pure amicizia! 🙂

Fortunatamente questa non è stata l’unica avventura OtR, nel corso degli anni ne abbiamo avute altre, tutte incredibilmente bellissime, che ci hanno tolto il respiro e fatto brillare gli occhi, come quella in New England o l’ultima in Islanda…e poi c’è stato quel viaggio in Portogallo, ognuna (Taz, da una parte, & Marvin, dall’altra) con altre amiche, stessi giorni (di cui 4 a Lisbona senza incontrarsi) e poi partenza io verso il sud lei per il nord. Prometto che un giorno parlerò di questo mio assurdo e strampalato viaggio, dove non abbiamo fatto una cosa logica e sensata nemmeno a pagarla oro.

Però, perchè questo giochino di prendere la macchina ed inseguire un sogno abbia successo, occorre rispettare alcune piccole, basilari e semplicissime regole di base:

Le (mie) 11 Regole del perfetto On the Road:

  • Io non ho la minima intenzione di fare da navigatore, ma nemmeno ne sono capacissima…quindi sarebbe opportuno che chiunque sia alla guida conosca la strada per conto proprio, anche se siamo a 10.000km da casa ed è la prima volta che mettiamo piede in questo posto. Le uniche indicazioni che posso fornire sono di tipo rabdomantesco: navigo a sensazione! Feel the Road’s vibes
  • La macchina deve sempre essere fornita e rifornita di cibume, in quantità industriale. Per esempio in Islanda, le confezioni di cannellini (mini brioscine alla cannella) dovevano essere in numero sufficiente da consentirci di vivere, all’interno di quell’abitacolo, almeno tre mesi; negli Stati Uniti invece, la ricetta del giorno prevedeva burro di noccioline e mushmellow… giusto per stare leggere.

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  • La radio dev’essere a palla ed i cd non sono ammessi, senza se e senza ma. Io viaggio solo con musica autoctona e chilometro dopo chilometro eleggo ufficialmente la mia stazione del cuore, quella che passa in loop le canzoni più improbabili dal nome assolutamente impronunciabile, di cui io immancabilmente m’innamoro (come “Ástin á sér stað” di Sverrir Bergmann, Friðrik Dór og Albatross che per 15 giorni in Islanda abbiamo cantato a squarciagola, ovviamente inventando le parole dalla prima all’ultima). E poi succede che un giorno, mentre sei in superstrada e stai andando a lavoro, eccola… gli altoparlanti riempiono la macchina di quelle note e la testa di ricordi, così per i tre minuti della sua durata torni a sognare scenari lontani.
  • La pausa fotografia è fondamentale: per fare 10 km possono volerci anche un paio di ore, che nessuno se ne lamenti! Come si fa a non fermarsi ogni trenta secondi ad ammirare le distese di lavanda con le apine che che si abbuffano sui fiori?! E le mille sfumature del rosso delle foglie degli aceri in New England, che circondano le fattorie e delineano ogni curva?! Un sacrilegio passare oltre…
  • E‘ meglio un finestrino aperto che l’aria condizionata accesa. Un posto va assaporato in tutti i modi possibili…i profumi nell’aria contribuiscono a rendere il viaggio unico…e poi non si può resistere alla tentazione di tenere il braccio, con la mano che ondeggia all’impatto con l’aria, o la testa fuori per inebriarsi di volta in volta, dei profumi delle pianure andaluse, della lavanda o, ancora, quello del mare che ti riempie i polmoni e ti fa sorridere…

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  • Vietato dormire! Il passeggero che si abbiocca viene immediatamente “offeso”, preso in giro, sbeffeggiato ed addirittura bullizzato, per poi essere immortalato in pose decisamente poco lusinghiere.
  • Il viaggio è fatto anche di silenzi, riflessioni personali, teste appoggiate al finestrino vedendo chissà quale film nel paesaggio che corre al tuo fianco. Non importa fare sempre i giullari. Però, magari non una giornata intera…se no è proprio il caso di dirlo: eccheppalle!

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  • Non sono una compagna di viaggio molesta, non sporco e non disturbo ma voglio essere libera di combinarne di tutti i colori e di dire le cavolate più assurde della storia.
  • No cartina stradale? No party! Immancabile quella regionale (o nazionale) con cui inevitabilmente, nel tentativo di trovare il quadratino che ti serve, finirai per attorcigliarti invadendo tutto l’abitacolo, costringendo il guidatore a fare capolino da un angolo, chessò da sotto Boston, per riuscire a vedere la strada…

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  • Non è possibile fermarsi in tutti i posti che vendono cosine da mangiare, anche se sono invitanti, anche se hanno delle insegne al neon pazzesche o un murales di Marlon Brando in facciata. Esiste un girone infernale per chi, alle 2 di pomeriggio, ha già fatto 5 tappe cibo!
  • Di vitale importanza è il dare il nome alla macchina, che per quei X giorni diventa immancabilmente una nuova amica che resterà sempre nel cuore. In questo modo noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere nell’ordine: Matica, Opelita, Caramella e Vika: Matica anche se noi l’abbiamo trasformata in una discarica, lei è stata perfetta, elegante ed impeccabile…un sogno; Opelita agile e scattante ed un po’ vintage, con i finestrini a manovella e senza il navigatore (ed è stata perfetta così); Caramella invece necessitava d’incoraggiamento e tante carezzine sul volante per convincerla ad affrontare le salite delle Montagne Rocciose; Le chiacchierate con Vika sono state fondamentali per darci vicendevole coraggio nell’affrontare le strade islandesi (a tratti non proprio agili), in questo modo ti distraevi dal burrone sulla destra, dalle pecore passeggiatrici alla sinistra, dalla strada sterrata sotto di te, e sopra? il diluvio universale, ovviamente.

Tra tutte le regole possibili ed immaginabili che possiamo darci, quella essenziale, secondo me, è il saper condividere. Condividere spazi stretti, gusti ed interessi. Condividere momenti, silenzi e ridarelle. Condividere progettazione, viaggio e meta. Condividere quello che viene dopo, tutta quella fase fatta di sognanti ricordi, buffi aneddoti ed emozioni uniche.

Ricordandosi che non serve pensarla allo stesso modo su tutto, ma sapere che dall’altra parte del cambio c’è qualcuno pronto ad ascoltare i tuoi pensieri anche se non li condivide, anche se ogni tanto vi prendereste a testate, anche se fate la lotta per rubarvi l’ultima liquirizia rimasta.

Perchè è il percorso che conta, non la destinazione…e la felicità è reale solo quando è condivisa.

 

 


13 risposte a "Le (mie) 11 Regole del perfetto On the Road:"

  1. Ma l’uomo arancione??? Com’è che io non l’ho mai incontrato in nessun cantiere stradale?
    Scherzi a parte, i viaggi on the road rimangono i miei preferiti, anche se sono faticosi, se quando torni a casa sei più stanco di prima. Ma come diceva una pubblicità, l’emozione di scoprire un paese macinando tanti chilometri… non ha prezzo!

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      1. Di solito gli unici uomini in arancione nella mia vita quotidiana sono i ragazzi della TNT 😉
        La pubblicità è quella di una carta di credito: diceva qualcosa del tipo “fare questa cosa qui – ora non mi ricordo cosa – non ha prezzo, per il resto c’è MasterCard” o una roba del genere…

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  2. Bella la cosa di battezzare le automobili!
    hahaahahah t’immagino mentre canti a palla Ástinásérstað…NAI..NA..NAINA 😀 😀
    Ma non si erano estinti i Men on the road in arancione? Ultimamente becco solo manichini meccanici che agitano le bandierine in prossimità dei lavori in corso. Lavori in corso puntualmente deserti.
    Ahhhh ora capisco, sono tutti con te su una piazzola a fare merenda con il cibume di tre mesi!!! 😛
    Ciao Marghe buone festività 😉

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    1. Ahahahah cerca la canzone e immagina che coretto a 3 voci che può esser venuto fuori. Ahahahah non hai idea che genere di sfottò hai riesumato con la storia della merenda in piazzola. Ahahahah. Grazie mille, buone festività anche a te 🙂

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