Sahara, desiderio di stelle e dune

Quante stelle devono cadere prima che un desiderio si avveri?

Quante notti devi passare con il naso all’insù, prima di essere nel punto esatto che  appare nei tuoi sogni?

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Ed i miraggi? Quanti ne devi avere, prima di trovarti alle porte della tua oasi?

E nel nostro caso di Oasi, nel modo canonico in cui s’intende, non c’era niente. Certamente non il nome, ma neanche una piccola palma nana, di plastica o magari gonfiabile, come quelle che fanno ombra al fenicottero rosa. Ma d’altronde, mancava anche uno specchio-stagno-rigagnolo-pozza-contagocce d’acqua in cui potersi finalmente rinfrescare.

Ma ognuno ha i suoi desideri e le Oasi vanno di pari passo con quelli…la nostra è stata un campo tendato alle porte del deserto dell’Erg Chebbi.

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Quante volte abbiamo sognato di vedere, toccare, stringere, saltare e respirare il Sahara…e finalmente eccolo, di fronte a noi, in tutto il suo splendore.

Marocco, non finiremo mai di ringraziarti per averci fatto realizzare uno dei nostri desideri, uno di quelli più grandi.

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Purtroppo è stato breve come un sogno, giusto il tempo di un tramonto, di una notte ed infine di un’alba. Ma è stata una notte di quelle come non se ne vedono, una di quelle del mondo delle fiabe, appartenenti al tempo in cui impari a conoscere le storie di Alì ed i suoi amici ladroni, di Aladino e di Sherazade.

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Sono passati più di due anni da quel tardo pomeriggio. Onestamente non ricordo nè il nome del posto in cui abbiamo dormito, nè tanto meno quanto abbiamo speso; devo addirittura affidarmi a google maps per ricostruire il percorso che abbiamo fatto, in modo da calcolare il tempo necessario ad arrivare fin laggiù. Lo so, l’utilità di questo post è pari a zero ma purtroppo, questa volta, la mia testa ha deciso di ricordarsi solo delle emozioni lasciando del tutto perdere le questioni pratiche dei vari: Come arrivare? Che fare? Cosa vedere? E’ difficile cavalcare un dromedario? E quanto puzza? E come ci si sale?

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Emozioni…tanti piccoli frame che si accavallano, istantanee che alla rinfusa passano davanti agli occhi…attimi.

Il Tè alla menta; il Tuareg che ci annoda la sciarpa sulla testa, in modo identico a quella che indossa lui; i dromedari con cui far conoscenza; il cuore che scoppia di gioia; il vento caldo che ti avvolge la pelle ed il sole che ti accarezza il volto; l’emozione che sale, assieme a noi, in groppa ai rispettivi destrieri.

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Partenza! I primi passi, il movimento lento ed ondulatorio, le impronte che si susseguono e diventano strada, per poi perdersi nel niente spazzate vie dal vento.

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Chiedimi se ero felice e ti farò un sorriso gigante.

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Poi finalmente eccoci, il dromedario che si piega sulle ginocchia e noi che saltiamo giù, con la stessa velocità di chi ha una tarantola sulla schiena e vuole liberarsene il più in fretta possibile. La sabbia…il Sahara, finalmente!

A volte le Oasi si trovano, ed i sogni si avverano.

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E poi la gioia, le risate, il fare su e giù per la duna, correre e rincorrere quella felicità che in quel momento è tutto meno che un concetto. E’ vera, concreta, talmente tanto tangibile che ci rotoliamo sopra, prendendola con le mani per poi la lasciala andare, perchè è impossibile da trattenere.

E poi la notte – tralasciando il ragno bianco e gigantesco che avevamo in tenda ed il caldo orrido, a cui non interessava dell’escursione termica che avrebbe dovuto esserci – è stata strepitosa. L’oscurità della notte che fa risaltare la Via Lattea all’ennesima potenza, e noi fissando un cielo carico di desideri ancora inespressi, non abbiamo potuto far altro che sentirci marinai in mezzo ad un mare di dune. Si perchè quando i colori perdono la loro vitalità, quando manca il sole a tingere di arancione quella parte di mondo, è facilissimo scambiare quella ondulata distesa di sabbia, per un mare in tempesta.

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E la magia ha voluto che proprio mentre ce ne stavamo lì a cercare d’imprimerci nella memoria tutte le sensazioni di quel momento (no in realtà io stavo anche tentando di costruire, rubando le panche del bagno, una tenda di emergenza perchè in quella ufficiale era in atto una fusione termonucleare dal caldo che era), ecco quello che non ti aspetti; e non ti aspetti altro perchè è talmente tanto, tutto, meraviglioso che non potresti chiedere di più. Ma effettivamente non era ancora una notte dei desideri come si deve, affinchè lo fosse avevamo  bisogno solo di loro: delle stelle cadenti.

Chiedimi se ero felice e vedrai spuntare un sorriso sulla mia faccia.

Purtroppo ci stavamo avvicinando alla fine del sogno, eravamo al punto in cui mancava solamente un’altra avventura, prima che il nostro tempo sul Sahara finisse: vedere l’alba!

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Continuavamo ad esprimere desideri, mentre una fioca luce si faceva spazio attraverso l’oscurità ed un pallido rosa colorava il cielo, la sabbia

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e pure quella tizia di cui non dirò la nazionalità (tanto è chiara a tutti), che con la tunica di Hello Kitty ed un ombrellino dorato, si faceva trainare giù per la duna, tipo calesse, da un povero Tuareg dall’espressione più sconsolata della storia.

Ma forse noi non eravamo da meno, perchè dall’alto della nostra nuvoletta arancione di felicità, saltavamo, ridevamo e ci comportavamo in un modo talmente tanto assurdo che il Tuareg che ci accompagnava, avrà certamente pensato di essersi trovato nel mezzo a gente poco normale; forse anche peggio della tipa vestita da Hello Kitty. Ed in fin dei conti, tutti i torti non li aveva di certo.

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10 risposte a "Sahara, desiderio di stelle e dune"

  1. Pureio Pureio! Marghe tu non sai quanto io desideri vedere i ghiacci del Polo ma questa cosa del deserto si sta insinuando pericolosamente da un po di tempo fra le ciocche della mia pelliccia.
    Quindi è quello l’effetto che fa il Sahara? Mhhh…se comincio a “lavorarmi” il mio dentista già da adesso dici che me lo fa uno sconto per un implantologia completa? 😛
    La tizia era coreana?! …ho visto cose coreane Marghe! 😀 😀
    Bellissimo post emozionale, ti abbraccio ma ora devo andare a sgrullarmi tutta la sabbia dal pigiama! 😉

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    1. Coreana?? Noooo c’è ben di peggio!! Non sono loro la mia bestia nera, quelli che mi fanno gonfiare la vena. Ahahahha io devo ancora finire di pagarlo il dentista, ma devo dire che ha fatto un lavorone, adesso ho un sorriso proprio splendido splendente. Comunque noi siamo esattamente agli antipodi, pensa che il mio desiderio sotto pelle è quello di vedere i ghiaccioloni artici, anzi antartici; per quanto riguarda il deserto, posso dirti che è qualcosa di potente, immenso, indescrivibile… la cammellata è una figata, ma passarci la notte è qualcosa che mette i brividi, anche con una fusione termonucleare in atto. Buona serata, un bacione

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  2. Questo post è pieno di poesia Marghe e per me, che il deserto non l’ho mai visto, è stato come trovarmi lì con te tra le dune. Il Sahara nel mio immaginario richiama avventure d’altri tempi, con le carovane a bordo di cammelli guidati da saggi tuareg e il cielo stellato, e tu sei riuscita a regalarmi queste sensazioni da film. In Giappone sono fissati con Hello Kitty..sono i giapponesi che ti fanno gonfiare la vena? 😬 Un abbraccio cara, buona giornata.

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    1. Grazie mille, sei sempre troppo gentile 🙂 Anche per me il deserto è come quello che hai descritto: magia, cieli stellati e carovane guidate dai Tuareg. La mia è stata solamente una toccata e fuga, ma indimenticabile comunque. Come direbbe puffo brontolone: io odio i giappi! Te lo giuro, la tipa era più imbarazzante di me, che in quel momento mi rotolavo sulle dune, come fossi stata indemoniata quanto la bambina dell’esorcista.

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