Zingarata in Camargue

Conosciamo tutti il detto “non tutto il male viene per nuocere”, no? E  la cosa straordinaria, sapete qual è? Che è incredibilmente vero. E le disavventure che possono capitarci in viaggio non rappresentano certo un’eccezione, anzi, alle volte il finale a cui sei destinato, potrebbe essere decisamente migliore rispetto a quello immaginato. Non posso sapere come sarebbe andata a Trapani, non ho idea se l’azzurro del mare ed il giallo delle ceramiche avrebbero potuto spalancarmi la porta del tunnel chiamato Sicilia… oppure no, chissà. Nessuno ha la sfera di cristallo, però quello che so per certo, è che questo viaggio così inaspettato, è stato a dir poco meraviglioso.

Ho già parlato delle disavventure che ci hanno portato nel sud della Francia, adesso invece cercherò di mettere insieme un po’ di pensieri sparsi, di quelli che ti saltano in testa all’improvviso, mentre sei intento a prendere l’ultimo raggio del sole appollaiato sopra il tetto di una chiesa, piuttosto che ad osservare un fenicottero che fa lo sgambetto ad un altro.

Se dovessi descrivere questo viaggio con una sola, utilizzerei: naturale! Come la naturalezza con cui abbiamo cambiato meta e come lo scenario dentro il quale ci siamo trovate catapultate.

Onestamente devo ringraziare Tere, perchè conservando ricordi della vacanza qui fatta quando era ancora piccola, si è guadagnata il ruolo di leader group; probabilmente, senza uno straccio di guida sottomano da poter consultare, io avrei avuto maggiori difficoltà nel mettere insieme un itinerario logico.

Avevo solamente una vaga idea di come potesse essere questa zona, ma non potevo certo immaginare che le sensazioni provate sul posto avrebbero stracciato 10 – 0 le fantasie che mi ero fatta in partenza.

La Camargue è selvaggia, punto. E’ attaccamento alla terra, lavoro di fatica, brezza del Mistral sulla pelle, amore per la natura, territori ampi e liberi, grandi tramonti e un tripudio di animali.

La Camargue è magica, pura, unica ed ammaliante.

I suoi abitanti sono fieri, orgogliosi e spavaldi, esattamente come il simbolo di questa regione che li caratterizza in pieno: la Croce della Camargue; in cui la croce è simbolo di fede, l’ancora di speranza ed il cuore di carità.

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Non esiste incrocio, rotonda, casa, gioiello o negozio in cui questa non venga esibita e valorizzata, pensate che la si trova perfino sopra la porta dell’accesso laterale alla Chiesa di Saintes Maries de la Mer.

Non appena ti lasci alle spalle Marsiglia percepisci subito il vento del cambiamento: i casermoni lasciano spazio alle casette piccole e bianche, qualcuna pure con il tetto di paglia, e l’aria si fa leggera;

il traffico sparisce e come d’incanto appaiono gli odori della natura, che si mischiano ed esaltano l’un l’altro.

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Ma più che il territorio, forse, è l’acqua a farla da padrone. Sono le paludi, gli stagni ed il mare, a prendersi il compito di disegnare, dare forma ed identità a questa terra.

L’acqua da sempre è sinonimo di vita e vi giuro che di vita, qui, ne troverete veramente tanta. La scorgerete costeggiando “muri” di canne di bambù, dentro i quali farà capolino il manto dell’inconfondibile cavallo bianco camarguese;

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la vedrete nel bel mezzo dell’improvvisa picchiata di quel falco che vedevate volteggiare sopra le vostre teste, e ringrazierete pure il cielo di non essere quel topolino o chi per lui; vedrete la vita nelle bianche corna dei tori, nel becco lungo lungo delle cicogne e tra le piume rosa dei fenicotteri.

Scorgerete una vita che oggi , noi popolo di corridori da ufficio e saltatori in alto di fascicoli, non conosciamo più: quella dell’andare lento.

Se in Africa ho capito cosa sia realmente un tramonto, qui ho imparato il vero significato della parola rosa. La Camargue ed il rosa sono un binomio imprescindibile, come il cacio sui maccheroni, l’hot dog alle partita NBA e la birra con la pizza.

L’importanza di questo colore la si capisce già dalle prime ore dell’alba, quando il cielo appare come una tavolozza azzurra con appesi tanti batuffoli di cotone, vi lascio immaginare imbevuti di quale tonalità. Sono rosa le pietre dei palazzi, delle mura e dei massi, a seconda dell’ora in cui ci troviamo e di come il sole decide di infrangerci i suoi raggi.

E’ rosa il cavallo al tramonto

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ed anche quel microorganismo di cui i fenicotteri si fanno grandi scorpacciate, poi lui, vendicativo che non è altro, va a tingergli le piume con il residuo del suo pigmento.

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Sono rosa le saline ed i tramonti.

E secondo me, la pantera è diventata rosa dopo essere venuta in villeggiatura da queste parti, altrimenti proprio non si spiega.

Tre giorni sono pochi per scoprire, pienamente, questa regione dall’enorme patrimonio faunistico; soltanto per visitare il parco ornitologico ci abbiamo messo l’intera mattinata, noi saremo anche lente, ma i fenicotteri al suo interno vi giuro che erano proprio tanti.

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Effettivamente la Camargue è conosciuta soprattutto per la sua natura, ma non dobbiamo scordarci che da queste parti si trovano alcune città, talmente tanto belle da fare invidia. Tanto per fare un esempio, io pagherei oro per poter vedere le mura di Aigues-Mortes dalle finestre di casa mia;

oppure Arles che con il suo misto di leziosità provenzale e imperiosità romana, divenne la musa ispiratrice del grande Van Gogh.

E poi, come non nominare Saintes Maries de la Mer. Una città dalle sembianze andaluse ma con cuore camarguese fiero e pulsante.

Il centro storico è un susseguirsi di vicoli che si muovono, incrociano, interrompono e come per magia (date anche le piccole, piccolissime, dimensioni del paesino) finiscono sempre per riportarvi al cospetto del Santuario delle due Sante, da cui  prende il nome la città stessa.

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Non esitate un istante, investite immediatamente 3€ e comprate il biglietto per accedere al tetto del Santuario; io non lo so se queste Sante i miracoli li facciano davvero oppure no, quel che è certo è che la vista da quassù vi rimetterà in pace con il mondo.

Nelle giornate di sole, prendersi mezz’ora di relax sedendosi nel punto più alto della copertura ad ammirare il panorama, vale ben più del costo dell’ingresso.

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Dire che la vista spazia libera a 360° è riduttivo, a me sono sembrati almeno 370 se non addirittura 410, perchè se da una parte l’unico confine  che l’occhio incontra è la linea dell’orizzonte del mare, dall’altra vi è l’intero parco da percorrere, idealmente, con lo sguardo.

E come dicevo prima, chissenefrega se questa vacanza è stata un po’ sgangherata ed alla fine è venuta fuori una zingarata nella terra degli zingari, o meglio dire dei gipsy, perché

“quello che conta è il viaggio, non la destinazione”

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o sbaglio? E di questo viaggio, ci portiamo senza dubbio dietro:

La spensieratezza che abbiamo avuto nel cambiare così repentinamente la meta, salire in macchina, puntare il dito in un punto a caso della mappa (ovviamente nei limiti del possibile), girare la chiave nel quadro e partire. E ciao Ryan. Ciao nebbia. Ciao avverse condizioni meteo a Pisa, ci scusiamo per il disagio.

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Una parte di mondo in cui l’ecosistema, ha un peso specifico decisamente maggiore rispetto a quello del cemento, dei neon, del traffico e dello smog.

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Tramonti infiniti, di quelli che prima ti dipingono la faccia e poi fanno esplodere in cielo una bomba piena di vernice rosa-viola-gialla-arancione-rossa. E quando dico infiniti non scherzo, quella luce dal colore così intenso e brillante rimane lì, intorno a te, immutabile come solo le fotografie sanno essere,

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dandoti la percezione che l’infinito sia quasi a portata di mano.

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E’ possibile chiedere di più? O desiderare altro, rispetto a quello che abbiamo visto? Qual è il passo in più, capace di trasformare questi tre giorni in un viaggio indimenticabile?

No, non mi sto riferendo al desiderio, assolutamente legittimo, di bere quel buon vino in bicchieri di dimensioni normali, anziché in quelli formato “polly pocket” come abbiamo più volte fatto.

Ed allora, cos’è che ha reso epico questo viaggio? Spuntare un punto, lo stesso, dalle rispettive wishlist: Andare a cavallo in Camargue.

E non fa assolutamente differenza il fatto che eravamo circa dieci persone a prendere parte a questa escursione, e su dieci cavalli ovviamente uno era pazzo…. vi lascio immaginare a chi sia toccato e che cosa abbia combinato. Ma questa è tutta un’altra storia.

 

 

 

 

 

 

 

 


11 risposte a "Zingarata in Camargue"

  1. Sono spettacolari quei fenicotteri! Mamma mia che belli, e pensare che nell’immaginario li si penserebbe lontani , in posti tipo Florida , e invece vanno ad impreziosire territori così suggestivi a poche ore da noi. Complimenti per le foto e per l’articolo!

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  2. Se fino a qualche tempo fa avevo un terribile desiderio di vedere la Camargue, grazie a te e alla tua spunta sulla cavalcata insieme a CavalloPazzo ora ci sto proprio malemale! Voglio vederla anch’io questa terra così gipsy dai toni BigBabol rigorosamente a fragola *_* E soprattutto voglio cavalcare verso il tramonto insieme a Depp 😉

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    1. Ahahahahah no, a cavalcare con me al tramonto c’era una tizia brutta e scorbutica, che mi ha lasciato da sola in balia del mio cavallo pazzo; ahhhh come sarebbe bello se con me ci fosse stato pure Jonnino, e invece nulla!

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  3. Che ritratto magnifico! Non sono mai stata in Camargue, né ci ho mai fatto un pensierino, a dirla tutta, ma con le tue parole appassionate, le tue foto e quelle inverosimili tonalità di rosa mi hai completamente conquistata. I tuoi racconti di viaggio mi piacciono particolarmente perché mi sembra di stare con te a parlarne come faresti con un’amica davanti a un bicchiere di birra, in totale naturalezza. Forse la Camargue ti è piaciuta così tanto perché siete anime affini ☺
    Ciao Margherita, buona giornata!

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    1. Che bel commento che mi hai fatto, mi sono emozionata te lo giuro 🙂 Io tanto rosa insieme non l’avevo mai visto, ma soprattutto sono i tramonti ad essere incredibili, c’era quel sole che non scendeva mai del tutto; la prima sera ci siamo quasi congelate al faro, aspettando che arrivasse il buio,….abbiamo rinunciato, non c’era verso. Appena scriverò la disavventura con il cavallo mi ricorderò del tuo “anime affini” ahahahhah e purtroppo per me, ci starebbe tutto come commento ahahahah. Un abbraccione

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      1. Hai usato il termine “naturalezza” per descrivere la Camargue e, in generale, questo weekend e siccome anche tu sei naturale nel modo di raccontare viaggi ed esperienze che mi è venuta spontanea l’analogia, a prescindere da quello che il cavallo può averti combinato😂
        Calcola che io ho una paura marcia dei cavalli quindi per me sei già un’eroina così, senza sapere i retroscena 😉

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