Passaporto, mio passaporto

Come le stellette al valore appuntate nella giacca dei militari,ed il tessssorrooo per Gollum, così sono i timbri sul passaporto per noi, a cui le mura di casa generalmente vanno un po’ troppo strette.

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Di cosa sto parlando? Ma di quel libricino dalla copertina rossa con la stella oro in prima pagina; quel libricino che è sinonimo di possibilità, apertura, partenza, esperienze… in altre parole libertà. E per quanto, alle volte, la libertà abbia un prezzo e possa lasciare delle cicatrici,  ti regalerà sempre dei segni indelebili nella memoria… ed in questo caso anche dei fantastici timbri di cui vantarsi e poter riguardare nel corso degli anni, quasi come fossero reliquie sacre o effigi mitologiche.

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Il mio, purtroppo, è oramai entrato all’interno della famosa zona grigia dei 6 mesi di residua validità, siamo in quel limbo temporale in cui teoricamente lui è vivo e vegeto ma di fatto non può accompagnarti oltre Avane, Riottoli o Pagnana (tre quartieri della mia città). E come mi succede ogni volta che vedo qualcosa scivolarmi di mano, perchè in procinto di finire, mi assale il magoncino al pancino e così anche stavolta, non sono riuscita ad arrestare i ricordi di questi quasi 10 anni passati assieme.

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Il primo amore, come il primo timbro, non si scordano mai… ed infatti li ricordo benissimo entrambi: il primo Mark Landers capitano della Muppet, mentre il secondo è figlio di uno scalo al Jfk di New York; l’ufficiale e gentiluomo di turno era un signore sulla sessantina con baffetti a spazzola già brizzolati, e tanta voglia di scambiare un paio di parole, nonostante il un suo italiano incomprensibile ed il mio inglese mai pervenuto. Probabilmente aveva capito che quello sarebbe stato il mio primo vero viaggio, ma quello che certamente non poteva sapere è che con quel timbro stava per cambiarmi la vita.

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E da lì in poi è stato tutto un crescendo, c’ho preso gusto a vedere ufficiali svogliati timbrare sbadatamente quel mucchietto di pagine, ma a me della loro svogliatezza non è mai interessato niente, mi bastava sentire quello stamp per essere felice e fregarmene di tutto e tutti.

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Purtroppo, e per lamentarmi serve del coraggio, al nostro appello sono mancati due continenti ed un viaggio: non siamo riusciti a viverci nè l‘Australia nè l’Oriente – ed in questo momento sono in pieno trip Birmano – e per il trentennale della mia nascita non siamo stati pienamente esauditi, nonostante due mete fuoriserie top di gamma al posto loro, Spagna e Bolivia ce le siamo viste con il binocolo. Insomma, come mio solito, mi lamento proprio pourparler perché questi sono piccolissimi, invisibili nei in dieci anni più che incredibili.

Waiting for the Don to come fighting

Ed in questo lasso di tempo di aeroporti ne abbiamo visti diversi, ed ognuno è una storia a sé, una promessa d’amore eterno (si spera) tra te, le avventure che stai per vivere e la Nazione in cui stai chiedendo il permesso di entrare. Ed il cibo, anche quello è una promessa eterna…onestamente ho trovato maggiori soddisfazioni in alcuni manicaretti che in certe persone. E noi mio caro passaporto, ci siamo regalati l’America (centro e Nord), l’Africa e messo un piedino alle porte del Medio Oriente, dove non abbiamo collezionato timbri ma un piccolo visto per l’entrata nel paese, da conservare come le cose sante durante tutto il soggiorno altrimenti, perso quello, niente visto d’uscita e  “caput a voi e a tutte le vostre famiglie“.

Ma tra tutte, ci sono due dogane in particolare di cui conservo un amorevole ricordo: quella all’aeroporto di Victoria Falls (Zimbabwe) e quella al confine tra Zimbabwe e Botswana.

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La prima ci ha tenuti bloccati 3 ore in piedi, con la coda che era diventata parte integrante della pista, in attesa che il militare trascrivesse a mano, uno per uno e con molta calma, i nostri dati all’interno di un registrone per poi,  in cambio di una quarantina di dollari (no resto), incollarci un bellissimo visto su una pagina a caso del passaporto. La seconda ci ha viste attraversare la dogana a piedi, lasciando la nostra jeep, con i bagagli a bordo tra decine di altre jeep – per inciso e non certo per vantarmene, ma qui il militare mi ha lanciato un bacio dicendomi che ero, e certamente lo sono ancora, bellissima – per poi uscire dalla parte Botswana, dove due agenti ci hanno accompagnato a disinfettarci i piedi mentre altri due stavano riservando lo stesso trattamento alle ruote della jeep, che nel frattempo la guida ci aveva riportato.

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Insieme abbiamo visto ben due deserti: in uno mi ci sono rotolata come una trottola e, solamente, a distanza di anni mi è sorto sto dubbio: “Ma ci saranno mica stati dei serpenti nascosti sotto la sabbia? No perché io c’ho la fobia”; nell’altro ci ho passato una delle notti più belle e afose della mia vita, in cui ho espresso magnifici desideri sotto le un cielo di stelle cadenti.

Abbiamo visto quattro dei Big five in Sudafrica:  il leone, l’elefante, il rinoceronte il bufalo…il leopardo no, quello dobbiamo tornare a cercarlo perché nonostante si sia cercato per mari e monti, lui non ci si è concesso.

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Ci siamo trovati al cospetto delle Niagara e Victoria falls, da cui io mi sono infradiciata ma te hai rischiato di non uscirci vivo perché lo sappiamo, una buona padrona non lo sono mai stata e certamente mai lo sarò.

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Anche il tuo erede verrà certamente dimenticato, giorni e giorni, sopra un vano portaoggetti della macchina di turno, come successe all’ingresso di non mi ricordo quale grande parco: il gendarme voleva il passaporto per registrarci e spillarci 80$ (mi sembra)  per l’ingresso… ma te lo ricordi il panico nei miei occhi quando non ti ho trovato nel tuo evidentemente non posto dentro il marsupio? Mi ero già vista imprigionata in qualche carcere per immigrazione clandestina.

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Non ti avevo dietro nemmeno quando a Las Vegas si sono rifiutati di darci da bere perché dimostravamo meno di 21 anni… ed anche qui non mi sto assolutamente gasando abbestia, nono.

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A Cuba per 15 giorni non ho voluto saperne niente di te, già dovevo fare la valigia praticamente ogni giorno, non potevi certo pretendere che ti tenessi sott’occhio; ed allora ti ho affidato alle amorevoli manine di qualcuno che ti tenesse al sicuro assieme al suo di passaporti; non ti offendere, l’ho fatto per il tuo bene.

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Ah, ti ricordi? Ho provato ad annegarti anche a Bar Harbor sotto un diluvio universale, però poi ci siamo rifatti con un lobster roll di quelli esagerati, che ancora oggi ho l’acquolina in bocca se ci ripenso.

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Dai mi conosci non è cattiveria, è che sono un po’ così come dire… sciagattata però lo sai che ti voglio bene. Se ti ricordi infatti, lo scorso primo d’Aprile ti ho anche fatto il regalo per il pesce: ti sei beccato il timbro nientepopodimenoche della Repubblica di San Marino… o lamentati di me se tu hai il coraggio.

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E da un lato non sai quanto mi dispiaccia che per circolare in Europa tu non serva più praticamente a niente, perché guarda quanti timbri, e banconote per la mia collezione, ci siamo persi in tutti questi anni… sai quanti bolli spagnoli che avremmo avuto? Avrei fatto in modo che tu ne avessi, almeno, uno per pagina… ma sotto questo punto di vita la cara vecchia Unione Europea ci ha fregato, mannaggia!

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E insomma, arrivati a questo punto non posso fare altro che ringraziarti per i tuoi preziosi servigi, disponibilità, pazienza e resistenza, perché per stare dietro a una sciagurata come me, ci vuole davvero un fisico bestiale.

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19 risposte a "Passaporto, mio passaporto"

  1. Ma che carino questo post!! L’idea della lettera al passaporto è originalissima, un ripercorrere viaggi e sensazioni. Conosco benissimo la sensazione di averlo perso e di immaginarsi dietro le sbarre, mi vengono i sudori freddi se ci ripenso 🙂 Direi che ne avete vissute di avventure insieme e non è detto che prima di mandarlo in pensione tu non lo arricchisca di qualche nuovo timbro!
    Dispiace un sacco anche a me che in Europa non mettano timbri, avrei un passaporto coloratissimo a quest’ora. Pensa che negli Stati Uniti avevo comprato il passaporto “finto” dei parchi, per riempirlo di timbri ad ogni parco visitato, è bellissimo, ahahahahaha!

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    1. 🙂 Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto questo post. Nooooo io non l’ho comprato il passaporto finto dei parchi! Noooo non dovevi dirmi che esiste, e ora come faccio?? Povera me tapina

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  2. Complimenti per le tante “medaglie” conquistate in giro per il mondo. Qualora tu sia affezionata al tuo vecchio passaporto in scadenza, ti posso assicurare che in Questura, su apposita richiesta, al rilascio del nuovo ti lasciano anche il vecchio passaporto (dopo averne tagliato un angolo…).
    Per quanto riguarda l’Australia, ho girato quel Paese in lungo e largo, passando attraverso vari aeroporti (Brisbane, Sydney, Ayers Rock, etc. etc., ma pur controllando attentamente documenti e visti, nessun poliziotto di frontiera mi ha mai messo alcun timbro sul passaporto e, devo confessare, un po’ mi è dispiaciuto 🙂

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  3. Ma che bella questa dedica al tuo passaporto! Pensa che io il mio primissimo passaporto, quello con tutti i timbri che contavano, durava solo cinque anni e quindi prima che me ne rendessi conto era già scaduto, e me lo hanno RITIRATO. Senza che riuscissi nemmeno a fare delle fotocopie. Poi quando è scaduto il secondo ho sofferto meno 😉
    Di mondo ne ha visto abbastanza il tuo fedele compagno di viaggio!
    Essere scambiata per una “nemmeno ventunenne”: non ha prezzo 👊🏻

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  4. Marghe questo requiem/ode/oscar alla carriera mi ha lasciata senza fiato! Hai un passaporto che fa curriculum e fossi in lui ti offrirei una cena caspita! Che dichiarazione d’amore! 😛 Detto questo, sai che per un periodo mi attaccavo a telefono, servizio clienti, mail e anche di persona ai vari info point degli aeroporti europei per chiedere se all’ufficio dogane mi timbrassero il passaporto? Volevo il timbro esattamente come quelli che entravano dall’area non Shenghen. Addirittura stalkeravo gli uffici turistici per avere un timbro “alla buona” turistico, come quella simpatica iniziativa nei padiglioni Expo! Niente da fare 😦 Ma un giorno mi rifarò con il timbro di Gotham City, Metropolis e pure quello del Regno di Wakanda cacchio! 😉

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    1. Cosa facevi cosa? No ma te sei il mio idolo indiscusso, forevah! Questa è una cosa che ho sempre pensato di fare ma non riuscivo nemmeno ad idealizzarla praticamente, mentre te già stalkeravi chi di dovere! Oddiooooo il timbro di Gotham e Metropolis… cosa non dare per averli…. decisamente anche l’ultima malboro, anche se non fumo.

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  5. Santo Cielo, mi hai fatto venire il magone. Il mio rientrerà a brevissimo nel limbo e sono già in totale sbattimento perché non voglio che me lo ritirino quando andrò a fare il successivo. Povero il mio passaporto, amico fedele di tante splendide avventure…

    Grazie per questo articolo: mi ha profondamente commossa!!!

    Elena

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    1. Grazi mille 🙂

      Ma sai che non credo lo ritirino? Secondo me se glielo chiedi ti fanno un taglio (su non so quante pagine) e poi te lo restituiscono… sarà bene che sia così perché prima di consegnarlo, io me lo mangio!! Ahahahah

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      1. Ho sentito racconti contrastanti in merito. Dipende dalla questura e da chi ti trovi davanti…… Se me lo portano via, mi metto a piangere lì, stile neonato con le coliche addominali….. Poi voglio vedere come fanno a farmi smettere…..

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  6. Questo non è un articolo, è una dichiarazione d’amore in piena regola! Fosso in te lo riproporrei per San Valentino perché, in fin dei conti, a chi altri potremmo dedicare pensieri d’amore noi viaggiatori se non ai nostri speciali passpartout come appunto può essere il passaporto?! Il tuo poi è da viaggiatrice esperta, complimenti! Ti auguro altri dieci anni di viaggi indimenticabili e di timbri che fanno sorridere per la soddisfazione e per i ricordi che evocano. Un abbraccio Marghe.

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