- Ciao Bimbe, quest’anno dove andate in vacanza?
- Avevamo pensato ad una meta alternativa…
- Tipo andare in solitaria a Montecristo? O magari a fare le carcerate a Pianosa? Sulle orme di Napoleone a Sant’Elena? Vi sembrano posti abbastanza alternativi?
- Mmm si, potrebbero andare… ma pensavamo ad altro, a qualche terra dove non ci stan troppi turisti!
- Eh pensavate di farvi un viaggio tra le tribù Amazzoniche?
- No, pensavamo di andare in UZBEKISTAN ed in TURKMENISTAN!!!!
- ?? Dove andate??
- Uzbekistan e Turkmenistan!
- Aaah!!! Si, ma di preciso… dov’èchestan??
Ecco, questa, più o meno, è stata la reazione comune una volta comunicata la destinazione delle vacanze; reazione immancabilmente seguita da: “E di preciso che ci andate a fare”??
Bella domanda questa.Che ci si va a fare in due dei cinque stati dello “Stan’s club“, ex domini della vecchia madre Russia?
Noi ci siamo lasciate ammaliare dal mito di Samarcanda, della Via della Seta, delle notti d’oriente e dei bazar;
ci siamo fatte suggestionare dalle storie di mercanti e carovane, di cammelli e caravanserragli ;
incantare da miti, leggende e misteri e conquistare da Kan, Sultani e condottieri.

E poi oh, per dircela tutta eravamo anche un po’ curiose di sapere che cosa succede al tramontare del sole da queste parti, visto che sono secoli che non si fa altro che parlare di queste famigerate mille e una notte.
Minareto Kalta Minor – Khiva
Per non parlare poi di ‘sto benedetto Turkmenistan di cui si sa poco o niente. Quindi ci siamo sentite in dovere di andare a prendere visione… che siamo curiose l’ho già detto vero?
Tutto questo carico di aspettative però ha anche un rovescio della medaglia: il pericolo della disillusione! Ed onestamente, anche il solo pensiero di varcare la soglia che divide l’immaginario dalla realtà ci incuteva un certo timore: e se il mito non ci fosse più? E se la Via della Seta non fosse così ammaliante come siamo abituati a figurarcela? E se i casermoni russi avessero soppiantato antichi palazzi rivestiti di maioliche?
Effettivamente parte di questi timori si sono rivelati più che fondati, ma se non fossimo andate non l’avremmo certo saputo; se durante il viaggio ci fossimo focalizzate su ciò che non abbiamo trovato piuttosto che su quello che stavamo vivendo, chissà con quante idee sbagliate e con quanta meno soddisfazione saremmo tornate.
Forse, qui più che altre volte, ci siamo accorte che non sono – solo – i monumenti imponenti e le attrazioni rinomate a riempire gli occhi ed il cuore di meraviglia, ma è la semplice esperienza che ti sbalordisce e che ti fa tornare a casa diverso da come eri partito, “cresciuto”.
Perché, mai come stavolta, la bellezza del viaggio l’abbiamo trovata nel viaggio stesso, in tutto ciò che succedeva minuto dopo minuto, chilometro dopo chilometro.
Tashkent ti accoglie con la sue strade immense, le tracce di un passato vissuto all’ombra dei grandi imperi ma con la voglia di aprirsi al resto del mondo, a costo però di perdere la sua genuinità.
I palazzi di Samarcanda ti tolgono il fiato, il blu delle piastrelle dei rivestimenti fa a gara con quello del cielo,
i mausolei sono talmente raffinati sensazionali da farti dimenticare che alla fine siamo pur sempre in un cimitero;
il Registan di giorno ti fa impazzire di gioia e di notte ammutolire dall’emozione.
Bukhara, culla delle religioni, gioca a confonderti le idee con le sue cupole azzurre e lucenti, che a seconda di quale via percorri sembrano giocare a nascondino, cambiare di posto e mischiarsi l’una con l’altra.
Khiva… Khiva è magnifica! Cos’altro aggiungere? Bella da intontirti, ma soprattutto ancora ricca del suo fascino originario; aggirarsi per quelle strade strette, inciampare in qualche ciottolo sconnesso, svoltare un angolo e trovarsi di fronte alla cinta muraria, ti fa rivivere l’atmosfera del caravanserraglio, ti porta a guardarti intorno in cerca di mercanti, e ti dà, finalmente, l’idea di quelle che potevano essere le famose notti d’oriente.
E che viaggio sarebbe stato senza Ashgabat? Una capitale che sembra uscita da un film surrealista, dove regnano marmi, led, luci e statue d’oro, dove l’acqua guizza tra le mille fontane e le aiuole verdissime ti fanno dimenticare di essere nel bel mezzo del deserto. Una città dove anche alle due di notte ti imbatti in gruppi di persone intente a lucidare le strisce pedonali…. con tanto di autobotte al seguito! Per non parlare poi del fatto che solo auto bianche possono circolare per le sue strade e che quelle nere appartengono solamente agli altissimi funzionari governativi.
Ma questa, è stata solamente la parte materiale, “povera”, del nostro girovagare, quella “ricca” è stata, senza la minima ombra di dubbio, quella umana.
Il Viaggio sono state le persone incontrate lungo la via: i bambini che, dopo averti osservato guardinghi da dietro un vecchio camion sconnesso, timidamente si avvicinano timorosi, ma al tempo stesso eccitatissimi dall’idea di farsi una foto con te;
le risate delle signore anziane quando gli mostri la loro immagine in fotografia;
la bambina che dipinge i quadri e ti parla in un inglese perfetto, gonfia d’orgoglio per il fatto che tu lo noti e le faccia i complimenti per questo;
chi ti saluta lungo il ciglio della strada rivolgendoti un sorriso timido ma genuino;
gli sposi che ti chiedono di fare una foto insieme o persino ti invitano alla festa di nozze, quasi “obbligandoti” a fare un discorso di fronte alle telecamere ed a ballare con loro le tipiche danze turkmene… (ok, ammettiamolo, loro ballavano tentando di insegnarci i passi, noi in realtà facevamo il giro tondo).
Il Viaggio sono state tutte quelle persone che per strada ti fermavano, chiedendoti chi fossi, da dove venissi ed ovviamente dove andassi; forse non sapevano o non capivano fino in fondo da quale parte di mondo provenissimo, a sentir dire Firenze facevano Ohhhh, ma con tutta probabilità non sapevano minimamente se stessimo parlando di roba da mangiare o altro, però una cosa è certa: erano tutti interessati a te. E tutti, dal primo all’ultimo, donna o uomo, bambino o anziano che fossero, ci hanno rivolto sempre e solo sorrisi.
Il viaggio è stato alloggiare in una yurta alle pendici di una vecchia fortezza in rovina che imperterrita resiste a fatica al vento che sferza la collina, mentre dromedari e cammelli sonnecchiano tutto intorno all’accampamento;
il viaggio è stato avere per letto un materassino in una tenda di 2 metri per 2 e per bagno delle donne “la duna a destra”, con lo scarabeo stercorario che amorevolmente rotola la sua pallina costruita a fatica;
il viaggio è stato camminare in una notte di luna piena tra le dune di sabbia dorata del Karakum per raggiungere la Porta dell’inferno ed affacciarsi
quel tanto che basta per cercare di vedere il diavolo.
Il Viaggio è stato il ragazzo che hai incontrato in un piccolo paese pochi giorni prima e che ti saluta in città perchè ti ha riconosciuta; il passare la notte in una casetta di una famiglia locale in un villaggino sperduto tra le montagne al confine con l’Iran e condividere con i compagni di avventura storie e piatti tradizionali, seduti per terra sotto ad una pergola;
guadagnarti la fiducia di alcuni bambini curiosi ma restii a farsi avvicinare per poi finire a stare insieme comunicando in una delle poche lingue universali: il gioco ed i balli (per la confusione abbiamo attirato l’attenzione di tutto il vicinato, svegliando anche un paio di neonati).
Il Viaggio è stato anche affrontare quelle piccole difficoltà che ogni tanto sorgevano e superarle, tutti insieme, sdrammatizzando con delle sonore risate, qualche spiedino ed un sorso di vodka!
Ogni viaggio ci cambia, ma un viaggio come questo secondo me ti cambia “un po’ di più”. Almeno questo è il parere di chi come me è super affascinata dagli Stan. Come resistere al fascino di Samarcanda? Come non stupirsi davanti alle statue d’oro dei condottieri? E poi vogliamo mettere la foto all’hotel Uzbekistan?
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Sai che io non ero molto affascinata? Cioè, ero nel trip della via della seta ma poco altro. Ed invece mi sono innamorata di un popolo, soprattutto quello turkmeno, in un modo che non avrei mai creduto.
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Ma dai, io invece lo sono da quando una mia collega anni fa mi raccontò di in un viaggio pazzesco durante il quale dormì in una yurta nel bel mezzo di non so più dove.
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Sono senza parole e c’ho i brividi. Questo tuo Viaggistan è una di quelle cose che resterei ad ascoltare ore ed ore Sis! Sono attratta dalle mete nordiche è vero ma le impressioni di tuo questo viaggio mi hanno turbata proprio assai! Ma allora Samarcanda esiste veramente? 😉 E La Porta dell’Inferno? E Ashgabat che sembra tanto il nome del pianeta di un Avengers *_* E il matrimonio! No ma che esperienza da libro Sis non da post! Complimenti per i tuoi pensieri e pure per le foto!
Ps: comunque sulle orme di N a Sant’Elena ci partirei anche “mò mò subitamente mò”! 😛
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Io sulle orme di N a sant’Elena ci andrei pure a nuoto!! Samarcanda esiste ed è splendida, una perla, ma se vuoi cercare le atmosfere dei mercati, secondo me, devi andare a khiva. Ogni pietra di khiva mette in contatto la leggenda che abbiamo in testa con la realtà dei fatti. Tra i due stan ho preferito il turk: l’uzb ti toglie il fiato con la bellezza delle sue città, l’altro con i sorrisi della sua gente.
Ashgabat (per me agraba di Aladino) è assurda, qualsiasi cosa tu tenti di fare ti viene vietata , anche le più stupide cone leggere un libro sul marciapiede di fronte all’ albergo. Grazie mille per il tuo commento, il brivido me lo hai fatto venire te sis!
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Che viaggio! Che fascino! Che foto! Complimenti!
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Grazie mille…. Si è stato un viaggio inaspettato, nel senso che non mi sarei mai aspettata che mi prendesse in questo modo, soprattutto la settimana in Turkmenistan
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Ah, eccolo, il Viaggio! 😍
Persone che ti fanno sentire a casa, che con uno sguardo riescono a spiegarti perché tu debba partire e fare migliaia di chilometri, andare in un Paese a te straniero e innamorarti di quel che vedi, vivi e respiri. Beautifulstan! 😉
Che bello viaggiare!! 😍
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E che viaggio… Beautifulstan rende benissimo l’idea! E’ stato tutto un crescendo di emozioni, dal primo all’ultimo giorno… c’è sempre stato qualcosa di nuovo, magico, inaspettato… beautifulstan! Grazie mille per essere passati
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Eccomi, cara.
Aspettavo questo tuo post con le impressioni su questo viaggio particolarissimo in terre altrettanto particolari.
Sono profondamente affascinata da quella parte di mondo e spero, prima o poi, di avere modo di scoprirla.
Il tuo viaggio mi ha convinta ancora di più che non sia assolutamente da perdere….
Bravissima!
Elena
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Grazie mille davvero 🙂 Senti, io non avevo particolari aspettative, oltre a quelle relative alle meraviglia della via della seta… ed invece a mente fredda, quella è stata la parte (passami il termine) più brutta della vacanza. Per quanto mi riguarda, il viaggio vero è stato il Turkmenistan, con le sue mille scomodità, contraddizioni e problematiche… però le persone che ho trovato lì, ad oggi, non ne avevo mai trovate da nessun’altra parte del mondo.
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Sì, capisco che intendi…….. Ci sono dei viaggi che prima di essere appunto “viaggi” sono esperienze, incontri…..
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Mi hai fatto commuovere Marghe. Mi aspettavo un articolo con solo la parte “ricca”, quella dei palazzi e dei mausolei che ho visto mille volte in foto e mille volte ho sognato di vedere dal vivo, ma poi mi hai buggerato con la parte umana del viaggio, e io sta cosa non l’avevo considerata. I tuoi racconti e le tue foto mi hanno fatto emozionare di brutto… mi sembrava di far parte del vostro girotondo alla festa nuziale e di sentire le risate delle vecchiette in foto… Tornare da un viaggio del genere ti cambia necessariamente, per forza di cose… Ci vorrebbero molti più viaggi così!la via della seta continua ad affascinare❤️
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Anche io la pensavo esattamente come te… il viaggio era Samarcanda, punto! E invece pensa, è stata la cosa che mi è piaciuta “meno” in assoluto… il meno virgolettamelo 1000 volte, perchè Samarcanda di per sè, è di una bellezza sconvolgente.
Ed invece giorno dopo giorno, nonostante le “difficoltà” e le “scomodità” che noi occidentali fortunelli possiamo incontrare, l’emozione del viaggio aumentava sempre di più… ed allora ti ritrovi in una notte di fronte ad un buco rosso fuoco nel deserto, con solo una tenda e senza bagni o acqua nè potabile nè non e ti sembra la cosa più bella del mondo. Quando vedi che le persone ti sorridono, ti fermano, ti chiedono qualcosa, qualsiasi cosa, in modo da attaccare bottone e parlare con te – marziano ai loro occhi – le anziane ti abbracciano, i bambini vogliono una foto… ma t’importa un accidente dei bagni che non ci sono o delle madrase, infinitamente belle ma pur sempre “oggetti”.
Come sempre non posso fare altro che ringraziarti per le tue parole, sempre belle e gentili.
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Bimbe, però….mica male!
Non ho mai letto un diario di viaggio dall ‘Uz e Turk che non fosse “veramente euforico” nel descriverne l’esperienza. Effettivamente è una meta inconsueta di cui si sa veramente poco e che tuttavia colpisce per il mito e il passato che hai evocato. Che bello! Che bello!
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