Cina: Riflessioni di Viaggio

Ok, è giunto il momento di fare coming out: sono stata in Cina, poco prima che si “guadagnasse” gli onori della cronaca (e spingesse Barbara D’Urso a spiegarci in diretta tv come ci si debbano lavare le mani), poco dopo che il vairus iniziasse la sua marcia verso la conquista del mondo.

Ovviamente questo sarà un post Corona free, credo che sia del tutto inutile precisare che, al massimo, io possa parlare di un solo tipo di corona, anzi tre: quella di Her Majesty (quella per cui è nata la citazione: ne resterà soltanto una), quella del Rhythm of the night e quella messicana, bionda, leggera… la birra.

Corona

Quindi facciamo così, io ora scriverò un po’ dei miei soliti pensieri sparsi e pure un po’ spersi, senza che necessariamente debbano avere un filo logico o una connessione l’un con l’altro… così io la butto giù come mi viene.

Dicevamo,

sono stata in Cina, in un momento in cui non sarei dovuta andare perchè l’unica cosa giusta da fare era quella di restarmene a casa mia per studiare…al mio rientro mi attendeva l’orale di un concorso. Ed invece che ho fatto? E che ve lo dico a fare? Ovvio che io sia partita, pur sapendo che i sensi di colpa mi avrebbero seguita step by step e che la mia testa non sarebbe mai stata libera e/o sgombra da pensieri; pur sapendo che se non fosse stato per il post della mia amica Alessia, non avrei saputo minimamente cosa aspettarmi visto che non avevo avuto  il tempo per informarmi su niente; pur sapendo che mi sarei sentita un’incosciente ingrata nel bel mezzo di un suicidio “professionale”, per un timbro sul passaporto. Insomma era un grande, enorme, gigantesco NO in ogni sua sfaccettatura.

Tutto incredibilmente vero, ma che esperienza che mi sarei persa.

Si, perché in realtà è stato uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto ed anzi, i miei 1000 no hanno fatto sì che tutto fosse una scoperta incredibile, bellissima, entusiasmante. Ma che dico, più che viaggio questo è stato un percorso vero e proprio, sia dentro che fuori, a 360°C… anzi facciamo 1080, perché di giri su me stessa me ne ha fatti fare diversi.

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Ecco, sarà stata la loro cultura, il modo di intendere la vita o per la storia millenaria di cui ignoriamo – ignoro – un abbondante 87%, ma in quei giorni ho avuto modo di osservare e rivalutare tante cose, anche o forse soprattutto della mia vita, e devo riconoscere che una grande parte del merito devo attribuirla all’aver cercato di guardare le cose nel modo in cui lo fa chi abita dalla parte opposta del mondo rispetto alla mia.

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E proprio fin dal primo giorno mi sono subito resa conto che la Cina della mia immaginazione era completamente diversa da quella che ho trovato nella realtà, ed allora le parole di Gio Evan hanno iniziato farsi largo tra un pensiero catastrofico sul concorso e l’altro:

Viaggiate
che sennò poi
diventate razzisti
e finite per credere
che la vostra pelle è l’unica
ad avere ragione,
che la vostra lingua
è la più romantica
e che siete stati i primi
ad essere i primi

Faccio ancora coming out: Non credo di essere una persona razzista, ho solo una spiccata antipatia verso i cinesi, un po’ come tanti (ed ovviamente non è una giustificazione)… ma non perché hanno gli occhi a mandorla e non sono europei, bensì per il modo in cui li vediamo comportarsi qui:  per il fare quel che vogliono, gli sputacchi, gli odori spesso poco piacevoli, l’educazione figlia del più puro galateo oxfordiano … e poi sì è vero, provano a fregarti… ma non siamo noi gli inventori del doppio menù per stranieri ed autoctoni?!

Vero tutto vero, ma questa è la punta dell’iceberg. Il mondo sommerso è strabiliante.

Ovvio che in Cina ci siano sputazzatori, odoratori,spintonatori, e tutti gli altri “ori” che volete… ma avete idea di quanto ALTRO ci sia?Io non no lo sapevo; ero ferma al piccolo orticello d’intorno casa, alla mia culla del rinascimento, al peso specifico della nostra storia, che fa del mio mondo la parte visibile della luna, riservando a tutto ciò che è “diverso” un posto nel dark side.

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Come se la loro storia fosse meno importante, come se non esistesse già l’Impero Cinese nello stesso tempo in cui quelli europei se ne stavano ancora, beatamente, a saltellare sugli alberi, o giù di lì.

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Guardando le persone ho avuto l’impressione di trovarmi nel mezzo di un formichiere di dimensioni continentali, mosso da miliardi di piccole formichine che dedicano le loro azioni, le forze, insomma la vita in generale, in favore del loro bene più grande: la Cina.

E si, so benissimo che il livello di indottrinamento è ben oltre la soglie di qualsiasi guardia vogliate mettere e che le alternative possibili siano…. aspetta, alternative? E che robe sono?

Però per loro la Cina è quello che Lady Isabel rappresenta per i Cavalieri dello Zodiaco, l’entità superiore e come tale meritevole di tutta la dedizione possibile ed immaginabile.

ICDZ_Cavalieri

In Italia mi rifiuto di mangiare al ristorante cinese, proprio non ce la faccio, per questo ero stra convinta – ed iper euforica – che sarei tornata a casa secca come un fuscellino, perché dai diciamocelo che cosa avrei potuto buttare giù in due settimane? Ed invece, ad eccezione del primo pranzo, in cui sfogliando il menù mi sono sentita spersa, ho divorato la qualunque: dall’involtino al fiore di loto.

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Credo di essere passata alla storia come l’unica straniera ad essere stata brontolata in un treno cinese per aver usufruito del bagno subito subito dopo il passaggio delle pulizie; ah, nei treni ad alta velocità il cencio nei corridoi e nei bagni viene dato ogni 40 minuti circa… Trenitalia prendere appunti, grazie.

Ma soprattutto ho visto una cultura millenaria che quotidianamente rinnova la sua linfa vitale grazie al suo popolo: a chi si ritrova nei parchi per praticare il Tai Chi; chi impugna un pennello e compone una serie di ideogrammi, con la stessa sacralità che si riserva alle cerimonie religiose;

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chi si genuflette davanti ad un Budda; chi si prende cura dei Bonsai come se fossero figli propri.

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Ma soprattutto grazie a chi crede che nella vita ci debba essere una compensazione tra il bene ed il male, la destra e la sinistra, il femminile ed il maschile, il giorno e la notte… insomma a chi fa dello yin e dello yang una motivo per cercare di migliorarsi costantemente.

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E poi ho imparato che poveracci, vengono sempre considerati come “the master of ctrl C – ctrl V” … che sia un vestito, un accessorio o direttamente una città intera a loro poco importa, sfoderano la loro macchinina fotografica e zack eccoti il clone “original made in Cina”.

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Però, c’è un però: ma noi, abbiamo una vaga idea di quante paternità gli siano state rubate nel corso della storia?

Un esempio su tutti è quello del Bonsai, che come tutti sappiamo è made in Japan, facile no? E invece no! Perché questa tecnica di coltivazione affonda le sue radici già nella Cina di 5000 anni fa mentre di Sol Levante, se ne comincia a parlare addirittura 4000 anni dopo, quando qualcuno si prese la briga di salire su una barchetta e di affrontare il mare tempestoso per esportare il mini alberello come souvenir religioso.

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Insomma, che cos’è la Cina?

Credo che con le sue mille contraddizioni non ci siano sufficienti parole per descriverla,

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sicuramente non è un paese che si può capire in 15 giorni e per giunta visitando solamente città importanti, belle, ricche, multietniche, globalizzate… insomma senza particolari, apparenti, problemi di disuguaglianza sociale.

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Io ho visto la parte ricca ed ho avuto guide che hanno fatto di tutto per tener nascosto il lato povero e disagiato della nazione; non ho termini di paragone se non quelli che posso essermi fatta captando segnali o leggendo mezze frasi pronunciate a denti stretti… quindi non posso assolutamente rispondere a quella domanda, però voglio provarci lo stesso.

Per me, la Cina è poesia.

Poesia nel dare il nome alle colline, ai mari ed alle montagne; nel significato degli ideogrammi; nel voler cercare un significato in ogni cosa, anche alla più banale o priva di significato; nella distribuzione delle stanze all’interno delle case; nella devozione;negli edifici; nella storia; nella fede; nel rispetto verso i genitori ormai anziani; nell’orgoglio di essere cinesi; in Confucio; nelle carpe nei laghetti; nei Bonsai; nei giardini;

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nella fioritura degli alberi a Gennaio;

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nei movimenti lenti del Thai Chi; nella ginnastica nei parchi;

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nell’Esercito di Terracotta;

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nella Grande Muraglia

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…ed in un’infinità di altre cose.

La Cina è poesia anche se loro trovano il modo di infangarla e noi non siamo assolutamente in grado di vederla.

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16 risposte a "Cina: Riflessioni di Viaggio"

  1. La Cina è anche la Poesia che ha tirato fuori dalla tua pancia Marghe, altro che riflessioni. Mi piacciono i post scritti di getto come questo, sembra quasi che tu lo abbia scritto in viaggio e non a casa in quarant…ehm in cameretta comoda comoda davanti al pc 😛 Io te lo dico anzi te lo grido: HAI FATTO LA COSA GIUSTA per la salute, la salute mentale! Avresti avuto il rimpianto a vita! Non vedo l’ora di saperne di più sulla tua Cina.
    The master of ctrl C – ctrl V è qualcosa di troppo esilarante che devo condividere subito su Tw 😀
    PS: ma i pensionati cinesi che fanno le evoluzioni di black dance invece di stare sui cantieri?

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    1. Ahahah, si sente è questa quarnt…? No in realtà ho avuto fortuna che sono tornata prima che il caso scoppiasse in modo atomico, altrimenti sarebbe stata un po’ più complicata la cosa. Hai ragione, avrei avuto un rimpianto grosso come una casa, anzi, il problema è che non lo avrei avuto perchè non avrei potuto sapere che spettacolo mi ero persa. I pensionati cinesi a noi danno una serie di punti che la metà basterebbe, pensa che abbiamo trovato la compravendita di nipoti/figli: una piazza piena di gente con il listino pregi/difetti e n° telefonico dello scapolone da piazzare… se la mi mamma sapesse una cosa del genere, sai quanti volantini che farebbe??

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  2. Ho idea che la Cina ti abbia davvero rubato il cuore, Margherita… Questo post è pura ispirazione, è una dichiarazione d’amore e anche piuttosto struggente perché trasmette una grande voglia di tornare a immergerti nella storia e nella poesia che racconti, ma nello stesso tempo, l’impossibilità di farlo visto il triste periodo che stiamo vivendo. La Cina deve essere proprio tanta roba e non sai quanto mi ritengo fortunata ad essere riuscita a vedere almeno Pechino quando ancora del Coronavirus non si sapeva niente. Hai fatto bene a mollare tutto e partire, nonostante lo studio, nonostante il concorso (a proposito, come è andato?). Partire calma, tranquillizza, schiarisce le idee ed è una forma di libertà che adesso mi manca come l’aria (ma forse un po’ ci sta bene perché la davamo per scontata). Comunque, divagazioni a parte, aspettavo il tuo punto di vista sulla Cina e sapevo mi avrebbe emozionato. Grazie Marghe, anche per aver citato il mio articolo❤️

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    1. Quante cose diamo per scontante, che poi alla fine di scontato che cosa c’è? Nulla… questo Corona ce lo insegna proprio bene. La Cina è stato un colpo di fulmine assolutamente inaspettato e non preventivato, che sono stra felice di aver vissuto. Il concorso è andato bene, cioè sono esima ma sono passata, cosa che anche qui non ci avrei scommesso niente davvero… è stata bellissima la mia mamma che mi fa: prego il bambin Gesù perchè se non ti aiuta lui, te oggi non passi di sicuro. Grazie mille per il tuo commento ❤

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  3. Complimenti…anche io ho letto tutto d’un fiato le tue riflessioni e le ho apprezzate moltissimo! Non vedo l’ora di sapere di più dibquestontuo viaggio, perché da questi pensieri sparsi si preannuncia una scoperta dopo l’altra!

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    1. Grazie mille 🙂 Si, davvero per me è stato un viaggio “rivelante” sotto tantissimi punti di vista… soprattutto perchè ha dato una “cenciata” nel viso alla nostra (mia), inconscia, supponenza europea.

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  4. La Cina mi ricorda il mio viaggio di nozze, ormai più di vent’anni fa, quando il made in China non era ancora così invasivo e quando ancora non c’erano i tanti negozi di cinesi che ci sono oggi (a parte Piazza Vittorio a Roma). Era ancora un mondo un po’ sconosciuto, affascinante, mai scontato. Nelle tue foto ho riconosciuto i panorami incorniciati, i giardini e le metropoli come Shangai. Questo è un momento non favorevole per viaggiare, per fortuna ci sono i post e i travel blog che ti consentono almeno di viaggiare con la mente.

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  5. Ho letto tutto d’un fiato queste tue impressioni! E mi sento di dirti che hai fatto benissimo a partire nonostante tutto – anche perché in questo periodo chi lo sa quando potremo di nuovo partire senza correre il rischio di essere bloccati alla frontiera? Ma a parte la situazione di queste settimane, hai fatto bene perché trovo che sia sempre bello e utile cambiare idea su qualcosa che non conosciamo, o comunque conoscere meglio una cultura e un paese che conosciamo poco (o almeno io della Cina so poco o niente).
    “The master of ctrl C – ctrl V” mi fa morire 😂

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    1. Si, la cosa più bella è stato proprio l’entrare in contatto con un popolo ed una nazione di cui avevo un grande pregiudizio, nonostante non ne conoscessi praticamente nulla. Per fortuna che ci pensano i viaggi a farci aprire gli occhi sul mondo

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