Un giorno al Museo: Skansen e Vasa

Che cosa fare a Stoccolma?

Per me non ci sono dubbi: regalatevi un giorno al museo!!

E che museo, anzi musei!! Noi, che siamo appassionate di storia, curiosità e tradizioni, abbiamo deciso di dedicare un’intera giornata al piacere della scoperta.

Così dopo aver fatto un’abbondantissima colazione, ci siamo dirette verso la fermata della metro per comprare il biglietto dell’autobus che in circa 10/15 minuti ci avrebbe condotte a destinazione; ed è stato proprio in questo momento che abbiamo subito realizzato che la nostra gita fuori porta in Tunnelbana non sarebbe stata poi così economica..ma per l’arte, questo ed altro. Grazie a questa soluzione abbiamo avuto la possibilità di attraversare Östermalm che con i suoi lunghi, signorili ed ampi viali, è uno dei più quartieri più nuovi ed eleganti della città.

Ma bando alle ciance che qui c’è una storia da scoprire!!

Museo Skansen:

Signore e Signori, di fronte a voi dal 1891 nientepopodimenoche l’unico, l’originale, il primo museo all’aperto del mondo: lo Skansen. Scordatevi tutto ciò che sapete sui musei, lasciate perdere il Louvre, gli Uffizi e pure i vari Guggenheim sparsi per il mondo, perchè una volta varcata la soglia d’ingresso non ci sarà più niente che appartenga alla nostra epoca; quel cancello è un vero e proprio stargate verso la Svezia del 1700.

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Che sia speciale lo si capisce subito, basti pensare che ci troviamo all’interno di un parco, di circa 300.00 mq, capace di ospitare:

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  • Una fedele ricostruzione di un villaggio, con tanto di case e fattorie, botteghe, laboratori e negozi;
  • Negozi di artigianato
  • Ristoranti e bancarelle per lo street food
  • Aree per i feste, festival e concerti
  • Un giardino delle rose
  • Un bellissimo affaccio su Stoccolma
  • Un acquario
  • La fattoria con gli animali
  • Laboratori creativi per i più piccoli
  • Una Chiesa (con il numero maggiore di richieste per la celebrazione di matrimoni dell’intera città)
  • Alcuni laghetti
  • Un parco faunistico con numerose specie autoctone.
  • L’unicorno no, quello manca 😉

Io non amo particolarmente gli zoo però sono estremamente affascinata dagli animali, dalla loro bellezza, purezza, naturale regalità e da tutte le altre 1521 qualità che posseggono. Affascinata da tutti tranne dalle uniche due specie che temo: i serpenti e le galline. Immaginate come potevo zompettare di gioia nel trovarmi di fronte: lupi, ghiottoni, bisonti, linci, civette, gufi, cinghiali, foche, renne, volpi ed alci.. gli orsi bruni no, loro ci ha snobbate, preferendo decisamente il letargo alla nostra compagnia…come dargli torto.

Appena uscite dal regno animale  la nostra attenzione si è immediatamente catalizzata su alcune persone che “arrogantemente” stavamo mangiando un panino straripante di gamberetti di fronte ai nostri occhi; è bastato un nanosecondo perchè il ricordo del nostro beneamato Lobster Roll del Maine riaffiorasse e che noi arrivassimo alla più immediata ed ovvia delle conclusioni: Il mio regno per quel panino! Ed anche se non era esattamente la stessa cosa, i baffi alla fine ce li siamo leccati lo stesso..e poi location del pranzo voto 10: di fronte ad un laghetto ghiacciato, attorno ad un fuoco rifocillante. Una scenetta veramente idilliaca.

Questo invece è quello che è successo subito dopo:

  • T: Io unn’ho più fame,
  • M: Io nemmeno
  • T: Gnamo si fanno due passi..

Il tempo di fare sette passi di numero

  • T: Guarda che fila, che fanno qui? Senti che profumo..
  • M: Oh..io un so a te, ma sta passeggiata m’ha messo ummonte fame
  • T: Un lo dì a me..
  • M: Via mettiamoci in fila gnamo.

Ovviamente la conversazione è stata fedelmente riportata in lingua originale: Toscano!

Ed è così che ci siamo ritrovate ad assaggiare una delle cose più buone che abbia mai mangiato in vita mia: il Kolbulle. Questo piatto affonda la sue origine nella storia, povera, del paese, quando i boscaioli ed i carbonai erano costretti a vivere in capanne nei boschi per lunghi periodi all’anno. Durante quest’isolamento grandi erano le difficoltà nel reperire generi alimentari così, facendo di necessità virtù, ed utilizzando quei pochi ingredienti a loro disposizione inventarono il Kolbulle ossia una pastella di farina sale e lardo e ripiena di carne di maiale; con l’aggiunta poi, della tipica salsa a base di frutti rossi. Ovviamente l’aggiunta è a piacere, anche se un signore del luogo, mi ha “brontolata” perchè ne avevo messa troppa poca.

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Questo contrasto dolce-salato oltre al dare quel qualcosina in più al piatto, rappresenta una delle tradizioni culinarie più importanti del paese tanto che queste salse vengono abbinate praticamente ad ogni piatto

A questo punto, adeguatamente rifocillate, ci siamo dirette verso la parte “storica” del parco, dove è possibile entrare in contatto con quella che era la Svezia negli anni che vanno dal ‘700 al primi del ‘900.

Passeggiare intorno agli edifici in legno ed essere salutate da persone vestite alla moda del tempo è quasi surreale, per non parlare di quando passando vicino ad una finestra scorgerete una fioca luce al suo interno; la curiosità di sapere cosa c’è dentro sarà troppa, così dopo essere passati sopra ai rami di abete, che vengono posizionati di fronte alle porte, vi troverete nel salotto di una signora, con una mantella addosso ed un foulard in testa, che inizierà a svelarvi aneddoti sulla società dell’epoca.

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Oppure vi troverete all’interno di una fattoria dove ad attendervi, di fronte ad una bellissima tavola imbandita per le feste di Natale, ci sarà il padrone di casa che vi racconterà il motivo per cui l’apparecchiatura è disposta in un certo modo oppure perchè sono presenti alcune pietanze piuttosto che altre;

non scordiamoci in quale epoca ci troviamo, quindi non vi stupite se il giovanotto sia prodigo nel rivelarvi utilissimi stratagemmi per difendersi dal malocchio,  ovviamente i sistemi sono un po’ attempati…ma sai mai che funzionino…

Una volta arrivati in “paese” invece, fate attenzione a non calpestare le galline che incuranti di tutto e tutti trotterellano tra le vie bianche, gli orti e le botteghe artigiane. Noi ci siamo soffermate a guardare la maestria del tipografo mentre il profumo del pane cotto nel forno a legna si diffondeva in tutto il borgo;

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per andare a far visita al fabbro, invece, ci siamo arrampicate su una scaletta in legno e lui ci ha accolto nella penombra della sua soffitta, piena di attrezzi e cose da riparare.

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E poi siamo rimaste imbambolate di fronte ai mastri vetrai che da una pallina di vetro fuso, grazie alla loro magia, riescono a creare ora un babbo natale, ora un fiore.

Ma nonostante il tramonto ormai prossimo….e che tramonto…il pomeriggio era tutto meno che finito e di cose, fighe, da vedere ce n’erano ancora molte, prima tra tutte il…

Museo VASA:

Mmm vediamo, se fossi negli anni ’50 e ti ritrovassi una vera nave Vichinga del XVII a poche centinaia di metri dalle tue coste, che faresti? Che non ne inventeresti di cotte e di crude per farla riemergere in superficie? Non creeresti la task force dei palombari per mandarli a scavare dei tunnel sotto alla chiglia della nave, per permettere il passaggio di alcune catene per poi issarla? Io si! Ed anche gli svedesi! E quello che ne è venuto fuori è stata un’opera d’ingegneria e di genialità unica; credimi, solamente l’esposizione di: modelli, disegni, attrezzature utilizzate, kit del perfetto palombaro ecc,  vale da sola il prezzo del biglietto. E poi, dopo tutto questo lavoro per riportare alla luce il relitto, non glielo costruiresti un interno museo d’intorno?! Ovviamente si! E per fortuna! Altrimenti oggi non avremmo avuto la possibilità di ammirare questo vascello e di sognare sui suoi legni, di biondoni esploratori.

M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O!

Il Vasa avrebbe (avrebbe perchè la sua vita è durata giusto il tempo di un paio di folate di vento) dovuto essere il più grande, maestoso ed armato vascello della flotta navale svedese, roba da far invidia perfino alla famigerata  perla nera del capitano Jack Sparrow.

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Dagli studi effettuati per capire il motivo del suo affondamento è emerso che la disgrazia si verificò per un errore progettuale, a causa del quale la nave venne costruita con il baricentro troppo alto rispetto alla sua mole, il che la rendeva estremamente instabile ed a rischio di rovesciamento; cosa che puntualmente avvenne con il primo colpo di vento che investì le sue vele, ed a niente servirono le circa 120 tonnellate di pietre caricate sul fondo come zavorra.

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Da quello sciagurato viaggio solamente un centinaio di persone riuscirono a salvarsi, tutto il resto invece venne avvolto dalle acque scure del porto di Stoccolma. Dopo un oblio di ben 333 anni, grazie al lavoro di persone straordinarie, finalmente la luce tornò a risplendere su quello che restava della nave, delle vittime, degli utensili, delle vele e delle oltre 700 statue presenti. Straordinari furono (e sono) anche i restauratori che grazie al loro lavoro riuscirono a salvare la quasi totalità dei reperti, e per quasi totalità dei reperti intendo addirittura il 97%. Ancora oggi la salvaguardia dell’imbarcazione implica studi e monitoraggi continui, come ad esempio quelli sulla temperatura ed il tasso d’umidità all’interno dell’ambiente, per non parlare di tutte le analisi strumentali per verificare che i materiali non vengano attaccati da particolari funghi o muffe che metterebbero in serio pericolo la vita del Vasa.

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La storia di questo vascello secondo me è estremamente interessante ed affascinante e proprio per questo, durante la visita, me lo sono studiato bene così alla fine sono arrivata ad una conclusione: questa in realtà non era affatto una nave, ma un carretto siciliano travestito da barca. La poppa del Vasa non solo era immensa ma anche completamente decorata; è stato veramente un peccato che nessuno abbia mai incrociato le sue vele, chissà che effetto avrebbe fatto. Grazie ai pigmenti di colore rinvenuti sul legname, è stato possibile realizzare dei modelli cromaticamente fedeli all’originale…e questa ricostruzione lascia decisamente senza parole.

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Tutta la simbologia presente a partire dalle statue dei cavalieri per finire a quelle degli imperatori romani passando per i vari angeli, santi e leoni, erano un tripudio di colori, con questi gialli, rossi ed ori, che spiccavano per la vivacità delle loro tonalità.

Insomma, se io fossi una giovane stoccolmese e dovessi dare un appuntamento ad un altrettanto giovane stoccolmese non avrei dubbi su dove portarlo, così se fossi una giovane mamma con marmocchio al seguito, stesso discorso se da giovane nonna avessi del nipotame da spupazzare. Ed anche se fossi, come in realtà sono, una giovinetta single senza prole al seguito, la mia, anzi LE mie destinazioni per la passeggiata domenicale, da sola o con le amiche, non si sposterebbero di un metro: Skansen e Vasa.

Come raggiungere il museo Skansen:

Pera raggiungere lo Skansen ci sono due soluzioni: l’autobus n°44 oppure il tram n°7; in realtà ci sarebbe pure l’opzione traghetto, ma non sono molto ferrata in materia. Il costo del biglietto varia a seconda del periodo in cui decidete di andare, prima di Natale noi abbiamo speso 120 Sek (circa 12,70).

Come raggiungere il museo VASA:

Il Vasa è un po’ più facile da raggiungere o almeno ci sono più mezzi da poter prendere anche se il tram n°7 continua ad essere il mezzo più indicato. In alternativa, ci sono gli autobus n° 67, preferibile perchè più diretto, n°69 e n°76. Se preferite la metro, dovete salire sulla linea rossa e scendere a Karlaplan e poi da qui sono circa 10 minuti a piedi..oppure potete prendere il 67. Del traghetto, continuo a non essere ferrata.  Il costo del biglietto è di 130 Sek (circa 13,75€)

Noi all’andata siamo andate in bus, ma al ritorno non ci siamo fatte scappare l’occasione di fare una passeggiata ammirando la città dal suo lungomare su cui si affacciano elegantissimi palazzi sia privati che pubblici. Ed in questa mezz’ora…quanti bellissimi scorci e spunti fotografici che abbiamo trovato. .

 

 

 

 


18 risposte a "Un giorno al Museo: Skansen e Vasa"

  1. Anche noi abbiamo visto entrambi i musei e per noi sono stati proprio delle esperienze! Che fascino poi lo Skansen ghiacciato! Il Vasa poi l ho trovato originalissimo. Da nessuna altra parte del mondo si può vedere una cosa così. W Stoccolma!🤗

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    1. Il kolbulle è spettacolare..guarda proprio perché mi sono vergognata, altrimenti lo avrei pure ripreso 😂😂😂 su quel tramonto siamo rimaste senza fiato..io un cielo in quel modo non l’avevo mai visto..è stato inaspettato e magico

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  2. Stupendo il villaggio-museo a cielo aperto! Sono rimasta tre ore a ridere sulla foto della vecchina che fissa la tavola con quell’espressione 😀 😀 Ma perchè era così triste? Le avevano impedito di afferrare la merenda hahaha paffutella lei!
    Sugli zoo ti dirò, non sono completamente contraria: ormai ci sono, gli animali sono lì “ospiti” e vanno mantenuti anche con il contributo dei visitatori. E poi dove potremmo ammirare delle specie altrimenti impossibili da vedere in natura? Ormai non credo che si prelevino più esemplari in libertà, gli ospiti degli zoo ci nascono oppure ci arrivano dopo sequestri a gentaglia che prima li compra di contrabbando e poi se ne disfa (e situazioni similari).
    Il Vasa è un sogno! Però che sfiga il difetto di costruzione 😦 Tempo fa si poteva comprare il modellino in edicola …con il primo fascicolo l’ago per cucire le vele a soli 14.99Euro 😀 😀
    La foto con la candela è belissima! *_*
    Ciao!

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    1. Si, per quel che riguarda lo strappare gli animali dalle grinfie dei contrabbandieri sono d’accordo sull’utilità dello zoo..mi fa strano il trovare animali completamente fuori dal loro habitat..tipo l’orso bianco a Pistoia che ha scritto in fronte “liberatemi “! Ahahahahah e la foto non rende giustizia al momento più surreale della storia..prendeva un oggetto, lo mostrava e lo rimetteva a posto, poi un’altro e via e via.. ovviamente mono espressione!!! Il Vasa deagostiniiii 😂😂😂😂😂 sei mondiale te lo giuro

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  3. Penso che questi due musei da soli valgano il viaggio! Soprattutto lo Skansen! Sarà che amo i musei a cielo aperto come quello che abbiamo visitato in Romania, che riproducono uno spaccato di vita passata del luogo che si sta visitando e delle loro tradizioni! Bellissime fotografie per altro! 😀

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