Visita al Museo Nazionale della Certosa monumentale di Calci

Ricordate il Museo di Storia Naturale di Pisa? Quello con i cetacei, gli animali imbalsamati e Pinocchio nella pancia della balena?

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Ecco quello è solamente una sezione del più ampio complesso della

Certosa di Calci

Un po’ di Storia:

Fu fondata nel 1367 in un luogo chiamato “valgraziosa” a circa 1 km dal centro abitato di Calci ed a una decina dalla città di Pisa, praticamente un Eremo sia per vocazione che per posizione.

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https://www.visittuscany.com/en/ideas/what-to-see-around-pisa-calci-and-valgraziosa-valley/ci una didascalia

Dal momento della posa della prima pietra a quello che oggi è il risultato finale, di architetti, capomastri, pittori e scalpellini ne sono passati veramente tanti; ognuno pronto a modificare il precedente lavoro per da adeguarlo agli stili che di secolo in secolo si susseguivano. E così tra un rosario ed una confessione, costoloni, finestre, affreschi, quadri ecc ecc, andavano e venivano che era una bellezza; più che un complesso monastico è stato un cantiere degno dell’ancor più lenta Salerno-Reggio Calabria. Per trovare un po’ di pace dobbiamo arrivare al 1866, quando la struttura divenne di proprietà dello Stato Italiano ed ai certosini fu concessa la possibilità di continuare a vivere all’interno dell’edificio con il ruolo di conservatori del complesso.

Nel 1869 l’ex Certosa divenne finalmente Monumento Nazionale, o meglio, solamente una parte perchè di quello che sarebbe stato dell’ala sinistra, nessuno ancora lo sapeva e per questo, ogni poco, le veniva attribuita una funzione diversa.

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Immagine presa dal web

Questo stato di incertezza si protrasse per oltre un secolo, fin quando qualcuno propose la soluzione più intelligente ed ovvia: trasformare quella parte in un Museo Nazionale. Tra documenti, permessi, pratiche, concessioni, mi ami ma quanto mi ami, mi pensi ma quanto mi pensi e riaggancia tu, no dopo di te, arrivò finalmente il momento del passaggio, a titolo gratuito ed a tempo indeterminato, all’Università di Pisa, che nel giro di 5 anni riuscì a tagliare ufficialmente il nastro per l’apertura del Museo di Storia Naturale.

Il Museo Nazionale della Certosa monumentale di Calci

Il primo edificio che incontriamo arrivando, e che di fatto tarpa le ali alla bellissima vista facciata della Certosa, un tempo ospitava la farmacia, il parlatorio ed una piccola cappellina ad uso del pubblico femminile. Proprio la natura delle funzioni esercitate in questi ambienti faceva sì che i monaci, qui e solo qui, avessero il permesso di violare il voto di silenzio ed isolamento e che potessero parlare anche con noi “comuni mortali”  non appartenenti a nessun ordine.

Questo luogo così promiscuo è separato dalle restanti parti dell’edificio da un grande cancello in ferro battuto paradossalmente capace di tenere distinti e separati il mondo esterno da quello interno.

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A questo punto, lasciata ogni peccaminosa fantasia all’esterno, siamo finalmente di fronte alla Certosa vera e propria, la cui facciata così bianca e delicata ti lascia letteralmente senza fiato, da tanta è la bellezza.

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Purtroppo i locali visitabili sono moolto risicati, ad esempio delle celle dei monaci, ad oggi, è possibile vederne solamente una; sappiate però che se volete, e tranquilli che lo vorrete, è possibile partecipare a tour un po’ più approfondito prenotando una visita privata.

Quella classica parte dalla farmacia a cui parlavo prima, ancora piena di oggetti d’epoca come bilance, dosatori ed i meravigliosi speziali in ceramica bianca e blu;

per poi proseguire oltre il giardino all’interno della Certosa.

La prima curiosità possiamo vederla subito qui, ai piedi della grande scalinata, le cui pareti sono affrescate con Trompe l’oeil raffiguranti scene di vita monastica e, beh, chi non poteva certo mancare? Il gatto certosino. Per chi non lo sapesse, me compresa che l’ho scoperto solo dopo la visita, leggenda narra che il micio bello, originario delle regioni montuose a cavallo tra la Turchia e l’Iran, venisse puntualmente rapito ogni qualvolta che i crociati si trovavano sulla via del ritorno dalle loro spedizioni in Terra Santa. 

E indovina indovinello dove trovavano vitto ed alloggio durante questo tragitto? Nelle Certose, esatto. Era ormai prassi consolidata che per sdebitarsi dell’ospitalità ricevuta, i soldati regalassero ai monaci una coppia, maschio e femmina, dei gatti mediorientali; per la gioia dei nuovi padroni, questi felini si rivelarono immediatamente degli abilissimi cacciatori di topi che infestavano le dispense, i granai e distruggevano i preziosi manoscritti conservati nella biblioteca. Wikipedia sarà lieto di fornire altri particolari e curiosità sull’argomento.  

Appena salita la prima rampa di scale ci accoglie subito in cartello in cui viene chiarito subito un punto fondamentale: Fare silenzio!

Su questo punto vigeva il divieto più assoluto, come si può facilmente capire dall’incongruenza tra le sedute presenti nella Cappella del Capitolo e l’effettivo numero dei monaci presenti nella struttura. Sarà stato perché era un posto super frequentatissimo? Perché facevano gli scambi inter-religiosi? Perché, almeno alla messa, potevano accedere anche i contadini che tiravano avanti la baracca? Manco per niente.

La sovrabbondanza di sedie era dovuta al fatto che i certosini dovevano sedersi a 3 o 4 posti l’uno dall’altro in modo non solo da non parlare l’uno con l’altro ma anche per non incorrere in tentazione di scambiarsi gesti, cenni, occhiate, sorrisi o linguacce…questo sì che era un bel voto del silenzio!

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Museo di Storia naturale

Lo spazio destinato ai contadini invece era decisamente più piccolo ed insufficiente a poterli contenere tutti insieme, ma questo non era certo un problema perché le messe venivano fatte in loop ed i braccianti per non interrompere in blocco l’attività nei campi, potevano parteciparvi in modo scaglionato; ma sopratutto chissenefrega se fossero incappati in un turno numeroso o se si fossero pesticciati un pochino, in fin dei conti loro non avevano nessun obbligo nei confronti del silenzio.

A parte questa Chiesa dai soffitti magnificamente affrescati, tra le cose più stupefacenti di questo complesso ci sono sicuramente:

  • Il refettorio in cui, giuro, ti sentirai osservato e seguito per tutto il tempo in cui starai al suo interno. I giochi delle ombre sono eccezionali e la tecnica prospettica con cui sono stati realizzati gli affreschi è strepitosa, li vedrai letteralmente cambiare posizione o ruotare la testa a seconda di come ti sposti; della serie poltergeist uno di noi.
  • Le celle con annessa la stanzina del diversivo. Mi rendo conto che detto così possa suonare un po’ male e dare adito a chissà quali fraintendimenti, in realtà… è proprio come sembra. Scherzo. Dal momento che i frati passavano la maggior parte della loro giornata chini sui libri o fermi a dir messa, la prima cosa che risentiva di questo immobilismo era certamente il corpo, per questo erano obbligati a trascorrere almeno un paio di ore al giorno in attività fisiche a loro scelta; ad esempio la cella che abbiamo visitato (nonché unica visitabile) apparteneva ad un frate che impiegava le sue ore di “ginnastica” facendo il falegname e di conseguenza, la stanza svago, è ricchissima di attrezzi del mestiere.
  • Le cappelline dedicate ai vari Santi, con affreschi, decori, tinteggiature e pavimenti l’uno diverso e più bello dell’altro.

Prima parlavo degli ipotetici ospiti dei monaci, non è del tutto vero che non accogliessero mai nessuno all’interno delle loro mura; numerose teste coronate dell’epoca hanno avuto il privilegio di passare del tempo in questi luoghi, ma tra tutti il più significativo per la storia della Certosa è stato, senza dubbio, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I, il cui appartamento è visitabile e tutt’ora splendido. E chissà, magari innamorato della struttura o della valle – Valgraziosa -nella quale è immersa, ma fu proprio il granduca, andando contro le sue stesse leggi che prevedevano la soppressione degli ordini monastici, a salvare le sorti dei certosini.

E come dargli torto, questo complesso così ricco di storia, arte e curiosità è veramente superlativo;

ed ancora una volta torno a ripetere che noi Italiani dovremmo imparare ad apprezzare e valorizzare i capolavori che abbiamo in ogniddove, praticamente anche nel giardino di casa, perché una cosa è certa: il resto del mondo farebbe di certo carte false per avere un decimo di quello che abbiamo noi.

In assoluto però, la parte che mi è piaciuta proprio di più e dove avrei passato la notte, no la notte l’avrei passata al museo di storia in realtà, è stata quella in cui ovviamente è finita la memoria del cellulare: il Chiostro.

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Ci siamo arrivati proprio all’ora del tramonto, quando la luce è più calda e morbidamente va ad appoggiarsi sugli archi, sulle colonne, sulla grande fontana al centro ed anche sul piccolo cimitero proprio all’inizio del giardino. In automatico ho pensato alla formula che si ripete durante la messa: “che la pace del Signore sia con voi”, beh qui di pace ce n’era veramente tanta, come fosse un’oasi, come un luogo d’altri tempi.

Info Utili sulla Certosa di Calci

Modalità di visita

Il complesso monastico si visita, nelle sue parti monumentali, accompagnati dal personale del Polo Museale della Toscana.  E’ necessaria la prenotazione per gruppi superiori a 15 persone

Il Museo partecipa all’iniziativa “Domeniche al museo”: ingresso gratuito la prima domenica del mese. Non si effettuano prenotazioni per gruppi. In relazione all’affluenza è possibile che ci siano tempi di attesa.

Nuovi orari 2018:

Da martedì a sabato: 8.30-18.30 (ingresso alle ore 9.00, 10.30, 12.00, 13.30, 15.00, 16.30 e 18.00 in gruppi accompagnati)

domenica e festivi: 8.30-12.30 (ingresso alle ore 9.00, 10.30, 12.00 in gruppi accompagnati)

Chiusura: tutti i lunedì, 1° gennaio, 25 dicembre e per il 2018 domenica 21 e 28 gennaio;  11, 18 e 25 febbraio;  11 e 18 marzo; 8 aprile; 21 e 28 ottobre; 18 e 25 novembre; 9 e 16 dicembre.

Si suggerisce di acquistare il  biglietto almeno 30 minuti prima della partenza della visita.

Costo del biglietto d’ingresso: €5

Maggiori info sul sito del MiBACT

 

 

 

 

 

 

 

 

 


10 risposte a "Visita al Museo Nazionale della Certosa monumentale di Calci"

  1. Hai ragione Marghe, in Italia abbiamo tesori anche nel giardino di casa! Questa perla però non la conoscevo affatto, ammetto la mia ignoranza, e un po’ me ne vergogno perché è BELLISSIMA! La farmacia, il refettorio, il chiostro..ci passerei volentieri delle ore! E poi la storia dei gatti certosini mi sa quasi di favola…💟
    Bellissimo articolo Marghe! Ciao ciao!

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  2. Quanto mi piacciono le vecchie farmacie con le bilancine e i contenitori di ceramica! Forse anche perché mi sanno tanto di avvelenamenti, omicidi e tradimenti, e un posto del genere si presta bene a una storia un po’ horror 😱 L’unica che ho visto finora, se non sbaglio era proprio a Firenze.
    Bellissimi quei pavimenti!

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  3. Ah era questa la Certosa di cui parlavi? *__* Meravigliosa, assomiglia tantissimo nella struttura (del resto le Certose so Certose proprio perché so Certose) alla nostra di San Lorenzo, anche se Calci sembra sia conservata meglio. Anche il motivo a cubi del pavimento è uguale e pensa che certe angolazioni delle tue foto potrebbero tranquillamente passare per gli scatti che ho fato io qui a Padula!
    La cosa delle sedie è fantastica, non sai quanto servirebbe oggi una regola così! 😛 Non basteranno mai gli articoli scritti sui nostri blog per espiare il peccato di non conoscere le bellezze italiane! 😉

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    1. Proprio questa è la Certosa! Effettivamente…. il copia incolla progettuale doveva andare di moda anche allora, sennò tutte queste similitudini, anzi “identichitudini”, mica si spiegherebbero. Ma t’immagini un treno o un bus con la regola dei 3 posti vuoti l’uno dall’altro? Sarebbe un mezzo di trasporto abbastanza chilometrico, ma sai che goduria?!

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